La stagione appena conclusa del Bari lascia dietro di sé un senso di delusione profonda, uno stallo che pesa come un macigno su una piazza storica e ambiziosa. Solo nelle ultime due settimane, ai nostri microfoni, hanno espresso questo malessere diversi ex protagonisti della storia biancorossa, figure che hanno vissuto il Bari in epoche diverse ma che oggi condividono un sentimento comune: la squadra poteva fare molto di più, e invece si è persa la continuità e la voglia di lottare. Così come sembrano instabili le intenzioni societarie.
Gigi Nicassio, centrocampista originario di Adelfia e tra gli artefici del leggendario “Bari dei baresi”, ha ricordato con amarezza che la squadra aveva tutte le carte in regola per continuare a competere: “Un peccato. Peccato perché il Bari poteva sicuramente proseguire con i playoff. Tutti abbiamo però visto che la squadra è venuta meno, siamo rimasti un po’ delusi. Con il potenziale che aveva poteva provare a raggiungerli. Dobbiamo rimboccarci le maniche per l’anno prossimo. I cali psicologici sono venuti fuori per quanto riguarda i giocatori, secondo me c’era un po’ di amarezza con l’allenatore considerato quello che è venuto fuori alla fine. Queste pecche l’anno prossimo non devono esserci più, dobbiamo pensare solamente al bene della squadra. Questo parte dalla società.”
Ed è proprio alla società che Nicassio ha rivolto un appello forte e chiaro: “La società dovrebbe innanzitutto far capire alla gente che ha un progetto altrimenti nessuno crederà più in questo Bari. Ha fatto capire a noi tifosi e a tutti quanti che l’ambizione c’era, ma non era ben precisa. Bisognava solo tranquillizzare la gente, ma tutto questo è venuto meno. A Bari bisogna investire, bisogna prendere giocatori importanti perché la piazza li richiede sempre. Spero che innanzitutto quest’anno Magalini e Di Cesare rimangono, poi che il presidente dia un budget importante, per far sì che noi tifosi possiamo andare allo stadio e vedere un Bari competitivo, che ha voglia e che vuole salire”.
Questo senso di trascuratezza è condiviso anche da Antonio Balzano, che ha provato a spiegare la percezione della tifoseria: “È comprensibile che i baresi si sentano trascurati. Vedono un impegno forte su Napoli, con risorse economiche e organizzative concentrate lì, e pensano di essere messi in secondo piano. Ed è giusto che il tifoso non si senta inferiore a nessuno. Ma se analizziamo i fatti concreti, i budget messi a disposizione per il Bari sono importanti. La squadra è sempre stata competitiva, tra le prime quattro del campionato per valore. Poi è chiaro che vincere non è mai facile: ci sono tante variabili, e a volte non basta fare le cose per bene”.
Sul versante della ricucitura con la tifoseria, Francesco Vignaroli ha riconosciuto le difficoltà, indicando una via da seguire: “Sappiamo che Bari è una piazza particolarmente esigente e che vuole competere per traguardi di una certa importanza. La passione della tifoseria è tantissima e non c'è dubbio che qualche delusione c'è stata. Io credo che l'unica soluzione sia quella dei risultati. Solo così si riprendono rapporti sereni e magari si dimentica tutto. Solo con traguardi centrati di un certo peso si possono realmente ricucire i rapporti”.
L’ex allenatore Zibi Boniek, con la sua esperienza e il suo ricordo della maglia biancorossa, ha espresso le proprie impressioni e parole di affetto: “Bari merita tanto. Tornerei anche da presidente, nel giro di un anno saremmo in Serie A”. Un segnale chiaro che la città e la squadra hanno bisogno di una guida forte e di investimenti seri, che facciano davvero la differenza.
Chiude il cerchio un altro ex volto importante, Cristian Bitetto, che ha parlato di una rivoluzione necessaria e già in atto: “Resti chi merita, basta multiproprietà. Serve una nuova fase, chi non è allineato deve lasciare spazio a chi può dare un contributo vero. Non si può andare avanti con la confusione e le divisioni, altrimenti il Bari rischia di perdere quel valore storico e quella identità che lo hanno reso grande.”
Nel complesso, dalle parole degli ex emerge una visione chiara di quanto sia mancata una continuità di risultati, una coesione interna e una strategia societaria limpida e concreta. Tutti sono consapevoli che le responsabilità sono diffuse, e che per voltare pagina serve un impegno collettivo, a partire dalla società, passando per la squadra e fino al rapporto con i tifosi. Solo così il Bari potrà tornare a essere quella squadra ambiziosa e competitiva che ha fatto sognare intere generazioni.
La piazza, con la sua passione e la sua storia, chiede a gran voce un Bari che non sia più trascurato né marginalizzato. Il tempo della pazienza è finito, ora serve un progetto serio, investimenti importanti e una leadership che sappia riconquistare la fiducia di tutti, restituendo al club il ruolo che merita nel calcio italiano.
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