Il prossimo impegno del Bari contro il Cesena non è una partita come le altre. Segna infatti il ritorno al San Nicola di Michele Mignani, l'allenatore che più di chiunque altro, negli ultimi anni, ha saputo incarnare il sogno di risalita biancorosso. La sua presenza sulla panchina avversaria offre il pretesto per un inevitabile, e doveroso, confronto tra la sua ultima creazione barese - quella che sfiorò la promozione in serie A - e il Bari attuale guidato da Fabio Caserta. La domanda che si pongono i tifosi è semplice: cosa manca a questa squadra per ritrovare la mentalità vincente lasciata in eredità dal tecnico ligure?

Il Bari di Mignani poggiava su due pilastri fondamentali: la solidità difensiva e un'identità tattica cristallina. La squadra si fondava sull'affiatamento di un blocco storico - leader come Di Cesare e Maiello - che garantiva continuità e personalità. Quel gruppo, rodato e compatto, sapeva esattamente cosa fare in ogni fase della partita. Non c'era spazio per esperimenti continui: i meccanismi erano oliati e le gerarchie chiare.

I suoi ultimi "galletti vincenti" non erano perfetti, ma avevano una dote che oggi appare merce rara: l'amalgama. Giocatori come Cheddira, pur nella loro fase di crescita, erano perfettamente inseriti in un contesto che esaltava le loro caratteristiche. La squadra sapeva soffrire e poi colpire, con una lucidità che derivava dalla fiducia cieca nel sistema di gioco.

Il Bari attuale, nato da una vera e propria rivoluzione estiva, sconta una palese crisi d’identità tattica. Caserta sta faticando a trovare l'assetto ideale e il modulo che possa valorizzare il potenziale tecnico con innesti importanti come Castrovilli.

Il gap più evidente è il tempo. Mignani ha costruito la sua squadra con pazienza, evolvendo il gruppo vincente della serie C. La squadra di Caserta, invece, ha avuto pochissimo tempo per integrare i tanti nuovi elementi, risultando spesso slegata nei reparti e priva di quella "memoria" tattica che garantiva la tenuta difensiva del passato.

Inoltre, se il vecchio Bari vantava una difesa rocciosa, la retroguardia attuale mostra fragilità e amnesie. Mancano, al momento, le certezze e la voce del campo che Di Cesare, presente ancora ma in altra veste, fatica a trasmettere a un gruppo così rinnovato. A questo si aggiunge un fattore psicologico cruciale: la squadra di Mignani era nota per la sua capacità di uscire indenne dai momenti difficili, mentre quella attuale appare psicologicamente più fragile, costretta spesso a inseguire il risultato, sintomo di un approccio mentale alle gare meno feroce.

In definitiva, se Mignani aveva in mano un gruppo compatto che conosceva a memoria la strada per la vittoria, Caserta ha ereditato un materiale di buona qualità ma disorganico. La vera sfida per l'attuale tecnico, in vista della gara contro l'ex allenatore, non è solo vincere i tre punti, ma iniettare finalmente in questa squadra la personalità e l'amalgama che Mignani era riuscito a costruire nel tempo, trasformando il potenziale in certezze.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 29 ottobre 2025 alle 17:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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