Nel proseguo della nostra intervista a Denis Godeas, trova spazio un'analisi su come continuerà il campionato dei biancorossi, con breve ritorno sui problemi di questo inizio: "La vittoria porta di per sè entusiasmo, ma col Cesena, che è forte, sarà chiaramente una partita diversa. Il Bari deve essere consapevole che può giocarsela con tutti, anche perché il problema non è tanto l'avversario, ma la prestazione che offri. Ha fatto buoni primi tempi e spezzoni, ma comunque pochino rispetto a ciò che poteva e doveva fare. Ci vuole fiducia, anche perché faranno il possibile affinché da oggi possa ripartire un altro campionato. Rimango positivo proprio perché ci sono, come ho detto prima, valori che possono dare una mano alla causa".

I ricordi pugliesi del bomber? Agrodolci: "È stata la peggior stagione a livello fisico della mia carriera: ho avuto pochi infortuni seri, ma quella pubalgia mi tormentò per circa dieci mesi e sfortuna volle che quei problemi, avuti già a Como, me li sia trascinati a gennaio a Bari. Sportivamente è andata male, ma sono stato benissimo: ho trovato persone perbene, che mi hanno dato una mano, come il mio capitano De Rosa. Dal di fuori si nota solo il campo, ma mi ricordo anche tutto l'extra. Non posso che parlare bene, c'è sempre stato tanto potenziale".

In gol in tutte le categorie professionistiche italiane (oltre che in Europa, ndr), l'ex Triestina spiega cosa accomunava i campi calcati in carriera..."La passione, il vero movente del calcio. Ora ne vedo sempre meno nei ragazzi più giovani, nella mia zona e non solo. Manca il "fuoco" e la fame, se potessi giocherei ancora. Anche il calcio stesso non contribuisce a trasmettere passione, ci sono molti atleti, anche con seguito social, ma si è perso quello spirito anche rustico e genuino che c'era prima, su tutti i livelli".

...e una sua visione sul calcio moderno: "I tifosi restano la parte sana, perché spendono tempo e soldi per seguirlo: sono gli unici che sopravvivono al business ed alla gente che c'entra poco col movimento e fa del male allo sport. Un'altra cosa che noto è che mio figlio, oltre al calcio, fa mille altre cose: io dormivo col pallone e non facevo altro, oltre anche alla scuola. È cambiato tutto, in peggio, ed è un peccato". 

Ora a Coverciano per seguire il corso per avere il patentino da allenatore, Denis svela i veri motivi della scelta: "Da tempo avevo voglia di farlo, sebbene sia impegnativo: sono tre mesi più un altro per la tesi, ma è interessante confrontarsi con ragazzi appassionati e che vengono da realtà come Dubai, o Belgio come Lucas Biglia (vice allenatore all'Anderlecht, ndr), o Georgia. Sono contento, poi quello che succederà vedremo: spero di arricchirmi, di ricevere nozioni su cose che davo per scontate, non di diventare il nuovo Conte".

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 27 ottobre 2025 alle 21:00
Autore: Piervito Perta
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