Ci ha messo un po', Simone Simeri, per entrare nel cuore dei tifosi baresi e far breccia nella città in cui è arrivato, in punta di piedi, nell'estate del 2018. C'è voluto del tempo per convincere la curva delle proprie qualità, ma soprattutto tanto sudore e lavoro, uniti ad uno spirito di sacrificio che è stato poi il carattere più apprezzato del centravanti campano.

I numeri della sua esperienza biancorossa giustificano il dispiacere per una piazza che perde uno dei suoi beniamini: tredici gol nella prima stagione in D, undici nella seconda (dove però le partite sono state meno a causa dello stop dovuto al Coronavirus). Questo nonostante i momenti difficili non siano mai mancati: il rapporto fra Simeri ed il Bari, infatti, poco più di un anno fa sembrava ai minimi termini con Giovanni Cornacchini che l'aveva escluso nella partita contro la Virtus Francavilla.

Poi la rete al Picerno che ha sbloccato il centravanti, la rinascita con Vincenzo Vivarini e la ritrovata centralità nel progetto biancorosso. La scorsa stagione è stata forse quella in cui il feeling fra piazza e giocatore ha raggiunto il suo livello più alto, con Simeri che ha incarnato al meglio quello spirito battagliero di chi era disposto a dare tutto per la squadra (lo dimostrano le lacrime dopo l'uscita dal campo nella finale play-off contro la Reggiana).

Ed infine le difficoltà d'integrazione con Gaetano Auteri e l'addio, con direzione Ascoli: forse inevitabile, visto lo scarso minutaggio di questo campionato, ma non per questo causa di un sincero dispiacere per chi negli anni aveva imparato ad amare l'attaccante campano. La cresta, che aveva sollevato su nelle sue esultanze fin dalla prima stagione biancorossa, non si solleverà più: resta l'affetto di un calciatore, che, nonostante il finale, occuperà una pagina importante nel libro dei ricordi della storia calcistica barese.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 21 gennaio 2021 alle 21:00
Autore: Raffaele Digirolamo
vedi letture
Print