Centodiciotto presenze e 12 gol. Questo il curriculum di Alberto Bergossi in biancorosso nei suoi quattro anni in riva all’Adriatico, tra il 1984 ed il 1989.
L’ex attaccante dei galletti ricorda con piacere, in esclusiva ai nostri microfoni, i suoi trascorsi in Puglia: “Arrivai dall’Avellino. Avevo fatto bene, in A. Era un altro calcio, e per il mio trasferimento bastarono un paio di colloqui con Janich e Vincenzo Matarrese. Il presidente mi conquistò, io sono tuttora legato alla sua figura. È una persona che mi ha dato tanto. Accettai di buon grado. Eravamo una squadra con parecchi giocatori baresi, da De Trizio, a Loseto, fino a Giusto. Bruno Bolchi fu molto bravo a gestirci, creammo un bel gruppo, e tecnicamente eravamo tutti molto bravi. C’erano diverse compagini forti, ma il nostro segreto fu la continuità di risultati. Ed il mio gol al Lecce non lo dimenticherò mai. Arrivammo alla promozione nel massimo campionato meritatamente.“
Quel Bari, capace nei due anni precedenti di mettere a segno il doppio salto dalla C alla A, si fermò sul più bello, retrocedendo immediatamente: “Era una serie A molto competitiva. C’erano Platini, Maradona, Falcao, Rummenigge. Noi prendemmo Cowans e Rideout. Il primo non si integrò bene, anche perché veniva da un infortunio serio. Rideout, invece, soffrì l’impatto con l’organizzazione tattica del calcio italiano e la forza delle nostre difese. Entrambi avevano delle qualità, ma purtroppo non riuscimmo a fare il campionato importante che ci si aspettava.”
Il club, costretto a ripartire dalla cadetteria, richiamò in panchina una vecchia conoscenza: “Mister Catuzzi insegnava calcio in una maniera sublime. Caratterialmente era un personaggio scomodo, incline a dire sempre le cose in faccia. Non conosceva la diplomazia. Ho un ricordo positivo di quell’annata, soprattutto grazie a lui. A livello di risultati, fu un campionato discreto, ma non riuscimmo a tornare in massima serie. “
Bergossi, trasferitosi per un anno al Forlì, tornò nel capoluogo pugliese nel 1988, per la sua seconda promozione in biancorosso: “Avevamo veramente una rosa importante, con una grande unione di intenti. Monelli, Scarafoni, Perrone, Carrera, Di Gennaro, Maiellaro, Terrracenere ed anche io. Facemmo parecchi gol, e giocammo molto bene, con Salvemini. Eravamo tutti giocatori di personalità, con esperienza. Ed avevamo un attacco che fece davvero la differenza.”
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