A Bari la parola ‘rivoluzione’ è diventata quasi un’abitudine. Ogni estate un nuovo allenatore, ogni stagione una squadra cambiata in profondità: via tanti protagonisti del passato, dentro volti nuovi da inserire in fretta. Ma quante volte si può ricominciare da zero senza pagare un conto salato?

Il calcio non vive di scosse continue, vive di equilibri. Costruire un’identità di gioco richiede tempo, pazienza, errori metabolizzati e corretti. Invece, da anni, il Bari si ritrova a cambiare troppo e troppo spesso. Un nuovo allenatore deve imporsi subito, un gruppo di giocatori deve diventare squadra in poche settimane, mentre attorno cresce un’aspettativa enorme. È un meccanismo che logora, perché genera sempre la stessa sensazione: quella di una rincorsa perpetua.

Le rivoluzioni accendono curiosità e speranza, ma lasciano anche ferite. Gli automatismi non nascono mai, le idee restano a metà, i tifosi sono costretti a ricominciare a riconoscere la propria squadra ogni stagione. La conseguenza è una fragilità di fondo: un’identità che non attecchisce mai del tutto e che rende più difficile reagire nei momenti difficili. Alla lunga questo pesa più di qualsiasi sconfitta.

Non serve andare lontano per capire la differenza. In Serie B chi ottiene risultati duraturi non è quasi mai chi stravolge, ma chi resiste. Le promozioni più solide si costruiscono difendendo un’idea tecnica e dando tempo a un gruppo di crescere insieme, anche attraverso le difficoltà. Le squadre che hanno vinto non erano necessariamente le più forti sulla carta, ma quelle che hanno trovato continuità, coesione, un percorso chiaro. Il Bari, invece, continua a vivere nell’illusione che la rivoluzione sia la scorciatoia giusta. Ma la scorciatoia spesso si rivela un vicolo cieco: stagioni vissute a rincorrere, progetti che evaporano dopo pochi mesi, la sensazione di non decollare mai davvero.

Per spiccare il volo servono continuità, stabilità e coraggio nelle scelte. Non il coraggio di cambiare tutto, ma quello di restare fedeli a un progetto. Significa dare fiducia a un allenatore anche quando i risultati tardano, proteggere un nucleo di giocatori, lasciare che una squadra diventi squadra davvero. Perché Bari non ha bisogno dell’ennesima rivoluzione: ha bisogno di una linea. Solo così il sogno smette di essere provvisorio e diventa futuro. E solo così, finalmente, si potrà passare dalle speranze di ogni estate al volo vero di una città che aspetta da troppo tempo.

Sezione: News / Data: Gio 02 ottobre 2025 alle 19:00
Autore: Lorenzo D'Agostino
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