Raffaele Quaranta, oggi 66 anni, era solo un ragazzino quando, dall’1983 al 1985, venne aggregato alla prima squadra del Bari, con la quale visse l’epopea che portò i ragazzi di Bolchi dalla C alla A. Per lui, l'esordio con questa maglia arrivò, nel febbraio 1985, in Coppa Italia contro la Fiorentina, in quella che fu l'unica sua apparizione con i pugliesi. 

Intercettato in esclusiva dalla nostra redazione, ha ricordato quegli anni splendidi per i colori biancorossi: “Era un calcio diverso, negli anni ’80. Io mi sono sentito onorato di far parte di quel gruppo, a soli 17 anni. Ho tanti ricordi con ex compagni come De Trizio, Loseto, Giusto.”

Una società ben organizzata, capace di arrivare a grandi traguardi: “Il presidente era Matarrese, sostanzialmente un barese, e  la presenza in squadra di molti giocatori autoctoni creò il giusto contesto per spiccare il volo. Mi auguro che si possa ricreare una sinergia simile, perché Bari meriterebbe di stare sempre in A, cercando anche qualche possibile qualificazione europea.”

Il paragone tra il passato e l’attualità dei galletti è stridente: “Lo staff tecnico di allora era composto da 3 persone: Bolchi in panchina, il vice Biagio Catalano e Janich, direttore sportivo. C’erano 16 calciatori, più 3 ragazzi della Primavera, me compreso. C’era molta meno dispersione, si lavorava direttamente. Oggi uno staff supera le 10 persone, e le squadre sono molto più numerose, e così la gestione diventa più difficile. Il mister era il soggetto ideale, per vincere i campionati, all’epoca. E, nel complesso, si trattava di avere a che fare con persone d’altri tempi, che mi hanno aiutato molto nella crescita. Poi, in rosa, c’era gente come Totò Lopez, che tecnicamente era un lusso, da serie A.”

Sezione: Amarcord / Data: Mar 27 luglio 2021 alle 17:00
Autore: Giovanni Gaudenzi
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