Uno dei Bari più noiosi della stagione ottiene uno scialbo pareggio a reti inviolate contro la Salernitana penultima in classifica. Le uniche vere occasioni sono arrivate su due disimpegni avversari errati e sia la sfortuna sia l’imprecisione non hanno permesso di ottenere il vantaggio. Troppo poco visto l’avversario in difficoltà, troppo poco per una piazza con l’obiettivo playoff. Ma i playoff sono davvero un obiettivo? Per l’ambiente, ieri ancora più caldo dato il gemellaggio con i campani, sicuramente si; per gli addetti ai lavori, invece, diventa sempre più nitida l’ipotesi di una salvezza tranquilla come traguardo soddisfacente. Mister Longo non ha mai nascosto anche nelle precedenti settimane come per lui i playoff sarebbero un sogno e che l’importante sia “guardarsi dietro”. E se queste sono le sue parole davanti alle telecamere, il campo non fa altro che confermarle. La squadra è involuta, non crea e sembra non avere neanche l’ambizione di farlo. E la situazione si protrae dall’intero girone di ritorno. Proprio quel girone di ritorno che con il mercato di gennaio sembrava poter regalare un racconto diverso. Gli acquisti di Pereiro, Bonfanti e Maggiore sembravano gli innesti giusti per oleare una produzione offensiva che era marcata nella prima parte di stagione e che necessitava di maggiore incisività, di maggiore qualità. E la qualità è arrivata in quel di Bari ma sul campo si è vista poco e i motivi sono tutti differenti ma con una matrice comune: l’atteggiamento conservatore. Bonfanti rimane spesso isolato con il compagno più vicino a troppi metri di distanza mentre Pereiro ha la possibilità di dimostrare le sue doti solo negli ultimi scampoli di gara. Difficile così, anche per due come loro.
Maggiore è sicuramente la nota più lieta: un jolly tuttofare con il vizio del gol ma è troppo poco. Centrocampo ed attacco appaiono spesso slegati, mancando di quel raccordo che i due uruguagi potrebbero dare, come anche detto per un girone intero dal mister. E, restando in tema, Falletti - ormai si può dire - è un caso. Togliendo la partita di ieri nella quale la febbre gli ha impedito di giocare, è stato impiegato per 5 minuti nelle ultime quattro. A questo punto non si può che convergere verso un'amara verità: il “guardarsi indietro” non sembra pretattica e nemmeno un tentativo di liberarsi da delle pressioni ma pura e cruda realtà. L’atteggiamento conservatore, i trequartisti desaparecidos, la poca convinzione sembrano segni inequivocabili di una squadra che punta a strappare più punti possibili per non correre rischi. Ma conservando e conservando cosa rimane? Un’annata dove si è costruito poco in ottica futura (sono pochissimi i giocatori di proprietà dei biancorossi), tanti rimpianti dato il valore dei giocatori e l’andamento delle partite, e soprattutto, poche emozioni, vera nota dolente per una piazza calda come quella di Bari.
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