Il suo nome, Jarbas Faustino, non verrà ricordato da molti. Il suo nomignolo, Canè, suscita nei tifosi baresi d’un tempo ricordi in bianco e nero, di un calcio ormai morto e sepolto, oltre che domeniche trascorse con la radiolina accesa per conoscere i risultati della propria squadra del cuore. Canè, ex attaccante brasiliano classe 1939, è il filo diretto che lega Napoli e Bari: i suoi unici club in Italia prima di una carriera da allenatore nelle serie minori. In Puglia ha militato per tre stagioni, dal 1969 al 1972. “Sono stati tempi belli - ricorda Canè a TuttoBari -. Fui ceduto dal Napoli a mia insaputa però poi accettai di buon grado la possibilità di giocare a Bari”.
Il primo anno in serie A cominciò bene ma terminò con l’epilogo più amaro. “Segnai all’esordio contro la Roma - spiega -, c’era tanto entusiasmo. Con noi c’era sempre il prof. De Palo, un vero e proprio signore. E lo stadio era sempre pieno. A novembre eravamo terzi in classifica. Poi, il nostro allenatore, Oronzo Pugliese, cominciò a essere denigrato dalla stampa. Nel mercato invernale la squadra fu indebolita e si sfaldò, affondando in serie B”.
L’anno dopo, un’altra beffa e il gol di mano di Mammì che spezzò i sogni di promozione del Bari nello spareggio contro il Catanzaro. Canè torna anche su quella partita: “Quel gol doveva essere annullato, è vero. Ma noi eravamo i favoriti. Giocavamo a Napoli, ci danneggiò il ritiro di dieci giorni che facemmo per prepararci. Non vedevamo nessuno. La gara col Catanzaro ci fu fatale. Ho lasciato tanti amici a Bari, ci sono tornato diverse volte. Avrei anche allenato volentieri, vista la carriera da allenatore che poi ho fatto”.
Napoli e Bari. L’affetto del pubblico è sempre stato sconfinato, a prescindere dalle epoche. “La passione è rimasta intatta - dice Canè -. Ai miei tempi c’era meno business nel calcio, oggi le squadre sono seguite praticamente in tutto il mondo. Tutto però dipende dal potere che hanno le società. Chi non ne ha fa la fine che ha fatto il Bari quest’estate o altre nobili decadute negli ultimi anni”.
E poi adesso, anche la proprietà è la stessa. L’ex calciatore si esprime così su Aurelio De Laurentiis: “È attento nella gestione societaria e ottiene risultati. Non gli si può chiedere molto altro. Non è un esperto di calcio ma si avvale di collaboratori esperti e competenti”.
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