Gli anni '90 hanno sicuramente rappresentato l'apice della storia biancorossa. Tra i tanti calciatori che hanno vestito la maglia del Bari, spicca anche Fabio Calcaterra. L'ex difensore, intercettato in esclusiva dai nostri microfoni, è così ritornato sul suo trascorso in biancorossa tra il 1991 e il 1993: "Prima di arrivare a Bari non avevo mai giocato al sud ed adattarsi ad una nuova città con culture e usanze differenti, non è così automatico. Nel primo anno se non si fosse fatto male Joao Paulo, ci saremmo sicuramente salvati ma nel complesso è stata un'esperienza fantastica. Nel corso degli anni ho ritrovato Alberga e Loseto. Dico sempre a Giovanni, che è stato uno dei difensori più forti che abbia mai incontrato. Aveva forza, velocità, piede, cattivo e forte di testa. Sottovalutato perchè è rimasto a Bari tutta la carriera, però lui era innamorato della città e della squadra e non ha mai accettato altre opportunità che potevano garantirgli una carriera diversa".
Sul momento attuale del calcio italiano e le possibilità di terminare la stagione: "Penso che la Serie A abbia il dovere di ripartire perché rappresenta l'industria del calcio. La C, invece, ha dei costi completamente diversi, quindi è più difficile. Poi si vedrà alla fine, ora è tutto un rischio ma è giusto prenderselo. I playoff in C rappresenterebbero una forma ottimale per concludere il campionato ma c'è un problema relativo alle scadenze contrattuali dei giocatori. Se una squadra ha 10 svincolati al 30 giugno, come fa? Sicuramente troveranno il modo di risolvere e giustificare questo problema ma devono farlo".
Estremamente positivo, invece, il pensiero sul mondo biancorosso: "Quando si ha una società forte alle spalle, niente è impossibile. La Reggina purtroppo ha preso il largo ma la squadra si giocherà le sue carte ai playoff. Tuttavia per il Bari è solo una questione di tempo, ha una proprietà troppo forte. Se non andasse su in questa stagione, lo farebbe il prossimo anno. Poi dietro c'è un movimento impressionante, con una tifoseria ed uno stadio incredibile. Il suo posto è la Serie A, non per dire, ma perchè è così anche per una questione di storia. Se vai a giocare a Bari in A ti trovi davanti a 30-40 mila persone, una potenzialità enorme. Ora finalmente si ha una società all'altezza della città".
Chiosa finale sulla sua avventura nel mondo del calcio: "Negli ultimi 10 anni ho lavorato come responsabile tecnico di Benevento prima e Sampdoria poi. Ad inizio stagione potevo andare a lavorare a Reggio Calabria con il medesimo ruolo ma poi mi sono trasferito a Napoli, diventando direttore tecnico della formazione femminile. Devo dire che Napoli e Bari sono piazze che si somigliano, la gente si fa sentire e ti trasmette calore e voglia".
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