Il 2-0 del “Barbera” non è soltanto il terzo ko in quattro giornate, ma la fotografia di un Bari che, dopo le promesse estive, fatica a ritrovarsi. Zero tiri nello specchio nella ripresa raccontano più di ogni statistica: la squadra si è progressivamente spenta, incapace di reagire al raddoppio di Gomes. La fragilità mentale resta il nodo principale: al primo imprevisto, i biancorossi si sciolgono.

Non si tratta però solo di atteggiamento. L’identità di gioco ancora non emerge: il centrocampo non dà ritmo né protezione, con Verreth e Braunöder appannati, mentre sugli esterni né Sibilli né Antonucci hanno inciso come ci si aspetterebbe. In avanti, Moncini è stato ingabbiato e Gytkjaer, al debutto, non ha cambiato l’inerzia. Le alternative non mancano, ma la sensazione è che manchi un disegno complessivo per esaltarle.

Dietro, le certezze si contano sulle dita di una mano. Cerofolini, ancora una volta tra i migliori con almeno tre interventi decisivi, e Vicari, sempre combattivo, hanno provato a reggere l’urto. Ma i compagni di reparto hanno commesso leggerezze pagate a caro prezzo.

Altro nodo irrisolto è il carattere: dopo il 2-0, la squadra ha smesso di crederci, rinunciando di fatto a competere, proprio come era già successo a Modena. Un atteggiamento che stride con le ambizioni di una piazza e di un progetto costruito per stare in alto.

Venerdì contro la Sampdoria servirà una svolta: idee, personalità e compattezza. Perché più dei singoli, a questo Bari manca ancora un’anima.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 20 settembre 2025 alle 21:00
Autore: Antonio Testini
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