Nell’ottimo avvio di campionato del Bari sono emersi molti aspetti positivi che lasciano sicuramente ben sperare in ottica obiettivo promozione. Tra tanti però quello più inatteso e per certi versi sorprendente è relativo alla figura di Michele Mignani. All’arrivo in Puglia il mister non godeva del totale consenso della piazza, con una parte dei supporter dubbiosi sulla sua figura, alla prima vera esperienza in un contesto ambizioso e ricco di pressioni. A distanza di qualche mese, le risposte arrivate dal campo, tutte estremamente convincenti, hanno ribaltato la situazione con Mignani ormai riconosciuto come il leader dello spogliatoio.
Il tutto è partito dalle prestazioni della squadra, in continuo crescendo, sia sotto il lato fisico che soprattutto tecnico. Alla base c'è il suo 4-3-1-2, tanto concreto e poco pirotecnico ma che permette al singolo di poter esprimere tutte le qualità con strappi, dribbling, inserimenti e fantasia. Gara dopo gara la squadra ha alzato il tasso di gioco ed è diventata sempre più attenta e precisa nei movimenti e nella compattezza tra i reparti.
Un altro aspetto fondamentale è legato al gruppo. Una rosa ricca di elementi fuori categoria perfettamente amalgamata e consapevole dell’importanza della stagione. In tutti i ruoli ci sono dualismi ricchi di una sana voglia di competizione e che spingono a tirar fuori il meglio. In ogni intervista i giocatori sembrano rispecchiare perfettamente la testa e la volontà del mister, abbottonato ma profondamente determinato e convinto, che non ama proiettarsi a lungo termine. Eppure in queste giornate abbiamo assistito ad alcune esclusioni top, vedi D’Errico a Catania ed il recente caso Antenucci, in panchina da tre partite, che testimonia come una gestione sapiente del collettivo possa far superare più serenamente le difficoltà di un singolo, anche se di un assoluto rilievo.
Infine la nota di merito più evidente, quella relativa alle scelte. In tutte le sfide di campionato Mignani ha sempre cambiato formazione con criterio (Terranova, Maita e Frattali gli unici inamovibili), attuando sapientemente le rotazionni e permettendo il graduale miglioramento della condizione dei singoli, fattore non casuale in un gruppo costruito nelle ultime ore di mercato e caratterizzato da preparazioni atletiche differenti. Nelle piccole difficoltà riscontrate nell'arco dei 90 minuti ha sempre trovato una soluzione come il vincente ricollocamento di Maita da play, il rilancio di Scavone e la variante Marras, che ha permesso alla squadra di ampliare il raggio d'azione e dare meno punti di riferimenti. Chiosa finale con la ciliegina sulla torta: la lettura delle partite. Azzeccare e risultare determinanti in ogni gara con le sostituzioni non può essere una casualità. La fortuna è importante per un allenatore - come spesso affermato da Mignani - ma di fronte alla bravura bisogna alzarsi il cappello.
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