L’analisi di Pietro Armenise non si è fermata alla sola prestazione in campo. L’ex biancorosso ha affrontato anche temi più ampi legati alla società e alla gestione del club nel corso della nostra intervista.

Il nodo principale, per Armenise, è l’assenza di una vera programmazione: “Quando cambi tutto, allenatore e squadra, ci vuole pazienza. Ma a Bari la pazienza non c’è. La società dovrebbe dirlo chiaramente: stiamo costruendo, i risultati arriveranno. Invece non c’è stato questo messaggio. Così la gente si aspetta subito grandi cose e al primo inciampo scoppia la contestazione”.

La sua riflessione si concentra anche sulla proprietà De Laurentiis e sul vincolo della multiproprietà: “Se il Bari dovesse andare in Serie A, la società sarebbe obbligata a vendere. E a quel punto perderebbe forza contrattuale, perché tutti saprebbero che deve cedere per forza. Per questo motivo non vedo un reale interesse a puntare immediatamente alla promozione: significherebbe mettersi il coltello alla gola. Finché non si risolve il tema della multiproprietà, il Bari resterà sospeso”.

Secondo Armenise, questo si riflette anche sul mercato: “Non hai tanti giocatori di proprietà, il patrimonio è scarso. Se trovi qualcuno disposto a comprare, bene, altrimenti si va avanti così. Si è rifatta la squadra, è vero, ma senza una base solida. E se non hai una base, ogni anno devi ricominciare da zero”.

Sul campo, l’ex calciatore ha espresso dubbi anche sull’atteggiamento del tecnico Caserta: “Nelle amichevoli era uno che gridava, che caricava. A Modena, invece, mi è sembrato spento, quasi in difficoltà di fronte ai problemi. Un Bari così non dà segnali né in campo né fuori”.

Infine, Armenise ha voluto sottolineare un concetto chiave: “Il calcio non va reinventato. Gli schemi sono sempre quelli, ma servono coraggio, personalità e la capacità di tirare fuori il meglio dai giocatori. A Bari, purtroppo, oggi mancano tutti questi elementi. E senza basi chiare, anche i progetti più ambiziosi restano parole vuote”.

L'ex calciatore oggi lavora ancora nel suo mondo: "Sono responsabile tecnico di una scuola calcio che ha ripreso quest'anno dopo un po' di anni, la Flaminio Calcio. Sto cercando di far crescere questi ragazzi nell'uno contro uno, ma è dura, tutti vogliono vincere. Stavo andando a Cosenza quest'anno e poi non si è fatto più nulla, dopo l'esperienza di Taranto".

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 18 settembre 2025 alle 10:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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