Nel corso della nostra intervista, parlando del proprio legame con la maglia biancorossa, Carlo Cardascio ricorda con affetto gli anni nel settore giovanile del Bari, che gli aprirono le porte al professionismo. Un’esperienza che oggi cerca di trasmettere ai ragazzi della sua scuola calcio. Con orgoglio, racconta di come alcuni suoi giovani siano già entrati nelle giovanili biancorosse, segno del buon lavoro svolto sul campo.

Cardascio è convinto che in Italia il talento non manchi, come dimostrano i recenti successi delle nazionali giovanili, ma critica la mancanza di coraggio nel far giocare i ragazzi. “Personalmente non limito mai la creatività di un giovane promettente, anzi cerco di valorizzarla il più possibile”.

Analizzando l’evoluzione del calcio moderno, nota come oggi anche i giocatori più tecnici siano chiamati a un lavoro difensivo intenso, un cambiamento rispetto al passato in cui al numero 10 veniva lasciata libertà di inventare. Questa richiesta di doppia fase, pur necessaria, ha in parte modificato il ruolo del talento puro. Tuttavia, per Cardascio la scomparsa dei “fantasisti” non è inevitabile: “Serve semplicemente il coraggio di credere nei giocatori che possono rompere gli equilibri, anche se meno inclini al sacrificio difensivo. Ma nel calcio di oggi è cambiato semplicemente che viene chiesto anche a loro un lavoro difensivo, lo stesso Yamal a Barcellona, per esempio, fa anche quello". 

I giovani arrivati al Bari quest'anno però rappresentano, per Cardascio, un segno di scommessa: "Bari non è una realtà in cui provare a sperimentare le scommesse. I nuovi arrivati potranno essere anche dei buoni prospetti, come lo è sicuramente Emanuele Rao, ma servono solide certezze per risultati immediati". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 14 agosto 2025 alle 13:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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