A 20 anni di distanza dall’ultima volta, la Coppa del Mondo premia l’organizzatrice del torneo e una squadra inedita. La prima volta della fase finale a 32 squadre è una precisa scelta della FIFA di Blatter, per dare maggiore visibilità alle nazioni dei continenti secondari. Mentre, a cercare di migliorare lo spettacolo, esordisce il golden gol, che ha già deciso l’Euro 96. Andrà ben diversamente.
RITORNO ALL’ANTICO – Il titolo di “vicecampione del mondo”, col quale Sacchi si fregia all’indomani dell’amara finale di Pasadena, viene presto dimenticato. Questo alla luce del deludente Europeo del 1996, nel quale gli azzurri escono al primo turno dopo aver illuso i propri tifosi. Affidata ad un tecnico federale come Cesare Maldini, che con l’Under 21 ha collezionato successi in serie, l’Italia si guadagna la qualificazione soltanto allo spareggio. La vittima è la Russia, ma resta qualche perplessità per come è stato sciupato il vantaggio accumulato sull’Inghilterra dopo lo storico successo di Wembley, firmato Zola. Anche per questo motivo non partiamo tra i favoriti, che sono su tutti il Brasile e la Francia padrona di casa. I verdeoro possono contare su Ronaldo, il fuoriclasse di fine decennio, che arriva da due grandi stagioni con Barcellona e Inter. La Francia, oltre al fattore campo, guarda con speranza a Zinedine Zidane, il suo faro, che sia all’Euro 96 che in maglia juventina si è dimostrato fuoriclasse di livello assoluto. L’Euro 96, che ha visto la delusione dei padroni di casa inglesi, è stato vinto dalla Germania, resuscitata dopo un mondiale da dimenticare e tornata a reclamare un ruolo da protagonista. La stessa Inghilterra, oltre all’Argentina e appunto all’Italia formano le seconde linee di favorite. Nonostante l’aumento delle partecipanti, non mancano le sorprese. Oltre all’ormai cronica crisi dell’Uruguay, vanno citate le deludenti Repubblica Ceca (seconda all’Europeo) e Portogallo (incapace di sfruttare una generazione di talenti).
TRAGEDIA SPAGNOLA – Con 32 partecipanti divise in 8 gironi, passano solo le prime due, quindi abolendo i ripescaggi di alcune terze che nelle precedenti edizioni avevano fatto discutere. Apre il Brasile, regalando spettacolo con Scozia e Marocco, prima di cedere in rimonta, col primo posto ormai assicurato, alla Norvegia. Un successo fondamentale per i vichinghi, che solo a due minuti dal termine segnano la rete che permette loro di scavalcare un sorprendente Marocco, nel frattempo dilagante contro una Scozia inguardabile. L’Italia parte male, agguantando il pareggio col Cile solo nel finale, grazie ad un rigore che il ripescato Baggio si procura e trasforma. Poi travolge il Camerun e supera una deludente Austria senza troppa fatica. I problemi, per Maldini, vengono dal dualismo che ormai si è creato tra Del Piero, che rientra da un infortunio, e lo stesso Baggio, decisamente più in forma ma penalizzato nelle gerarchie ormai formate all’interno della squadra. Dietro gli azzurri si qualifica il Cile, con tre pareggi, anche grazie all’arbitro che nella sfida decisiva col Camerun annulla agli africani il gol del possibile sorpasso. I padroni di casa della Francia vincono a punteggio pieno, pur destando qualche perplessità. Soprattutto in Zidane, che si fa espellere stupidamente contro l’Arabia, mentre brilla la stella del giovane Henry, autore di tre reti. Alle spalle dei galletti ecco la Danimarca, mentre l’esordiente Sudafrica delude e gli arabi si dimostrano lontani dai livelli di quattro anni prima. Il gruppo D è quello della grande sorpresa. La Spagna, che arrivava con discrete ambizioni, si suicida all’esordio con la Nigeria, complice un clamoroso errore di Zubizarreta. Poi non riesce a superare il Paraguay e a nulla serve la goleada con l’impresentabile Bulgaria, perché il Paraguay batte la Nigeria, sicura del primo posto, e conquista gli ottavi di finale.
Delude in parte l’Olanda, che vince il girone battendo solo la Corea del Sud. Alle sue spalle il Messico, che precede un Belgio ormai decadente grazie alla rimonta da 2-0 a 2-2 nello scontro diretto. I campioni d’Europa della Germania vincono il loro girone davanti alla Jugoslavia, che fa il suo ritorno nel calcio che conta dopo la sanguinosa guerra che l’ha squassata nei primi anni Novanta. Il girone è anche quello della sfida tra Stati Uniti e Iran, che va decisamente al di là di un campo da calcio. Vincono gli iraniani, che festeggiano così doppiamente la loro seconda apparizione dopo quella di venti anni prima. Tanta fatica per l’Inghilterra, nel suo girone, del quale non è nemmeno testa di serie. La Romania tiene fede al suo ruolo battendo gli inglesi e piazzandosi al primo posto. Per i bianchi è decisivo il successo nello scontro diretto con la Colombia, con una splendida punizione di Beckham, mentre si mette in luce un ragazzino di nome Owen. L’Argentina sfrutta un Batistuta caricato a molla per primeggiare a punteggio pieno nel girone delle debuttanti. Alle sue spalle si classifica facilmente seconda la Croazia dei piedi buoni, mentre la sfida tra cenerentole va alla Giamaica, che vince la sfida col Giappone.
POCHE SORPRESE – L’Italia apre gli ottavi di finale eliminando la Norvegia nel caldo di Marsiglia. Decide Vieri già nel primo tempo, ma la partita resta nella mente per il riscaldamento “inflitto” da Maldini a Baggio, senza poi farlo scendere in campo. Al solito, ci creiamo polemiche anche quando va tutto bene. In serata il Brasile ha vita facile nel derby sudamericano col Cile. Eroe della serata è César Sampaio, in rete già con la Scozia, che apre la scatoletta cilena con una doppietta. La Francia suda le classiche sette camicie per avere la meglio sull’incredibile Paraguay di Chilavert. Il portiere goleador guida i suoi alla resistenza fino a 5 minuti dai rigori, ma si deve arrendere a Blanc, che segna il primo golden gol della storia dei mondiali. “Sudden death”, morte istantanea. La Francia balla di gioia, mentre i sudamericani piangono e il loro capitano li rincuora. Clamoroso il tonfo della Nigeria, al cospetto della Danimarca. Trascinati dai fratelli Laudrup, gli scandinavi passano come rulli compressori sull’abborracciata difesa africana vincendo con un sonante 4-1. Non è la Danish Dynamite del 1986, ma il Brasile comincia a temerla.
La Germania ringrazia ancora l’eroe dell’Euro 96, Bierhoff, che completa la rimonta sul Messico a cinque minuti dal termine. Ma i tedeschi denunciano limiti inaspettati. Ancora più avventuroso il successo dell’Olanda sulla Jugoslavia. Orange avanti con Bergkamp, sempre più leader, raggiunti a inizio ripresa ma capaci di far loro la gara in pieno recupero con una bomba di Davids. Alla Croazia basta un rigore di Suker per battere la favorita Romania e volare nei quarti, mentre Argentina e Inghilterra regalano i 45 minuti più spettacolari del torneo. Il primo tempo, infatti, finisce 2-2, con botta e risposta su rigore tra Batistuta e Shearer, prima del gol più bello del torneo, messo a segno da Owen e del definitivo pareggio di Zanetti. Poi tanto nervosismo, tra due squadre che non si amano, l’espulsione di Beckham e la lotteria dei rigori. Crespo manda in crisi i sudamericani, ma Ince lo imita subito dopo. Alla fine è decisivo l’errore di Barry.
ANCORA I RIGORI – Il 3 luglio la Francia si ferma. Ci si gioca la semifinale contro gli amati-odiati vicini dell’Italia. Maldini teme moltissimo Zidane, anche se finora lo juventino ha fatto vedere ben poco. In ogni caso decide di destinargli Pessotto in marcatura, togliendo di fatto un uomo al centrocampo e consegnando le chiavi del gioco ai padroni di casa. Come previsto la Francia fa la partita, ma denuncia quei limiti in zona gol che già erano emersi contro il Paraguay. Noi proviamo a rispondere affidandoci a Vieri, scarsamente assistito da un Del Piero irriconoscibile. L’entrata di Baggio nella ripresa ci rianima un po’, ma solo nei supplementari spaventa lo Stade de France, con una girata che termina pochissimo a lato. Ai rigori, Lizarazu ci illude, ma Albertini sbaglia subito dopo e, proprio all’ultimo della serie di cinque, Di Biagio centra la traversa e ci manda a casa. Terzo mondiale di fila perso dagli undici metri, la maledizione continua. Poche ore dopo Brasile e Danimarca regalano ben altro spettacolo. I danesi passano subito con Jorgensen. Subiscono il ritorno degli avversari, trascinati da un grande Rivaldo, ma hanno la forza di segnare il 2-2. Alla fine, però, ancora Rivaldo promuove i verdeoro con una botta da fuori.
Non sono da meno, in quanto ad emozioni, gli altri due quarti. Olanda ed Argentina partono a razzo, con un botta e risposta nei primi venti minuti. Poi sembrano trascinarsi verso i supplementari, quando Bergkamp inventa una magia ad un minuto dal termine. L’Olanda torna in semifinale 20 anni dopo l’ultima volta, quando perse il titolo proprio contro gli argentini. In serata la Germania crolla fragorosamente, al cospetto dell’incredibile Croazia, semifinalista all’esordio. Il 3-0 matura nei minuti finali, ma desta comunque grande impressione. Soprattutto nei francesi, che adesso si troveranno di fronte questa mina vagante nel cammino verso la loro prima finalissima.
THURAM EROE PER CASO – Il mondiale, che si è rivelato decisamente più divertente degli ultimi due, non delude le attese nemmeno per le semifinali. Il Brasile ha la meglio sull’Olanda soltanto ai rigori, dopo che Kluivert aveva pareggiato nel finale la rete di Ronaldo. Decisive le parate di Taffarel su Cocu e Ronald De Boer. Per il Brasile è la seconda finale consecutiva, per l’Olanda la conferma, dopo l’Euro 96, che esistono squadre non adatte a questa roulette. Italia e Inghilterra concordano. Come previsto, la Croazia mette alla corda la favoritissima Francia, in uno Stade de France gremitissimo. Il gol di Suker ad inizio ripresa manda nel panico un intero Paese, ma nel momento più difficile del suo mondiale, la Francia trova un eroe inaspettato. Un minuto dopo, infatti, Thuram, terzino sinistro con velleità offensive, ruba palla davanti all’area croata, scambia con Djorkaeff e fredda il portiere avversario con un piatto destro. Passano venti minuti e il difensore del Parma si ripete. Beffa Jarni e scarica un sinistro a giro imprendibile. Risultato ribaltato con gli unici gol segnati in nazionale nel corso di una carriera lunghissima, che lo porterà a diventare recordman di presenze. Per la Croazia una grande delusione, mitigata parzialmente nella bella finale per il terzo posto, vinta contro l’Olanda con due perle di Prosinecki e Suker, che raggiunge quota sei reti e si laurea capocannoniere del torneo.
LE TESTATE DI ZIDANE – L’immediata vigilia della finalissima è turbata da un giallo che scuote il ritiro brasiliano. Ronaldo, in camera d’albergo con Roberto Carlos, si sente male. Viene scosso da convulsioni, rischia di strozzarsi con la sua stessa lingua. Soccorso dai medici della squadra, viene portato all’ospedale per accertamenti, e da lì dimesso due ore prima della partita. Tutto questo mentre nessuno avverte il CT Zagalo, addormentato in camera sua. Alle 20, un’ora prima del match, nelle formazioni ufficiali il Fenomeno non compare. Alle 21, quando le squadre scendono in campo, lui c’è. C’è fisicamente, almeno, perché saranno 90 minuti di lenta agonia. Il mistero sul perché sia sceso in campo nonostante poche ore prime abbia rischiato di morire resterà insoluto, anche se tutti gli indizi portano alla Nike, sponsor suo e della squadra, che per nulla al mondo si sarebbe privata del suo uomo simbolo nel giorno più importante.
La gara è comunque a senso unico. La Francia, trascinata dal pubblico di casa, approfitta di un Brasile sotto shock per prendere subito in mano la gara. Non sente nemmeno l’assenza del suo leader carismatico Blanc, espulso ingiustamente in semifinale. Per allungare, però, ha bisogno dell’apporto del suo fuoriclasse Zidane, che proprio all’ultimo atto decide di diventare protagonista di un torneo giocato in tono minore. Lo fa nella maniera più inattesa, con due colpi di testa su calcio d’angolo che portano i galletti sul due a zero già nel primo tempo. Zagalo prova a rispondere mandando in campo Edmundo come terza punta, ma non c’è nulla da fare. La reazione brasiliana nella ripresa scivola addosso alla difesa francese come pioggerella e anzi, a tempo scaduto, Petit corona il suo grande mondiale col tre a zero finale. Un successo netto e meritato, per quanto visto in finale, col rammarico di aver assistito ad un monologo e non ad una recita completa.
IL CAMPIONE DEI CAMPIONI
Zinedine Zidane – Lungi dal farsi schiacciare dal peso dell’eredità di Platini, anche se come fisico non ricorda per nulla “Le Roi”, riesce nell’impresa di superare il maestro in quanto a successi con la maglia dei Bleus. Il mondiale del 1998 porta la sua firma di testa (quasi un presagio) mentre all’Euro 2000 si limita a trascinare la squadra in finale, dove non brilla. Dopo gli inizi nel Cannes arriva alla celebrità col Bordeaux, ma per vincere si trasferisce alla Juventus. Due campionati e la Coppa Intercontinentale, ma anche due finali perse di Champions League. Si rifarà col Real Madrid, segnando il gol decisivo in finale nel 2002. La macchia della testata a Materazzi, che gli costa l’espulsione nella finalissima del mondiale tedesco del 2006, è un brutto colpo per la sua immagine, ma non si può negare che a cavallo tra vecchio e nuovo millennio sia stato il giocatore simbolo.
TABELLINO DELLA FINALISSIMA
St. Denis, 12 luglio 1998
Francia: Barthez, Thuram, Lizarazu, Deschamps, Leboeuf, Desailly, Karembeu (56’ Boghossian), Petit, Guivarc’h (66’ Dugarry), Zidane, Djorkaeff (74’ Vieira).
Brasile: Taffarel, Cafu, Roberto Carlos, César Sampaio (75’ Edmundo), Aldair, Junior Baiano, Leonardo (46’ Denilson), Dunga, Ronaldo, Rivaldo, Bebeto.
Marcatori: 27’ Zidane(F), 45’ Zidane(F), 92’ Petit(F).
Autore: Andrea Dipalo
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