Vola il Bari in classifica, trascinato da un gruppo che si nutre weekend dopo weekend di entusiasmo. Reduci dal roboante 6-2 al Brescia capolista, i galletti vivono un vero e proprio magic moment. Ne abbiamo parlato con Carlo Perrone, ex centrocampista del Bari nel cui curriculum spicca una promozione in A e soprattutto la vittoria della Mitropa Cup nel 1990.

Buonasera Perrone. Questo Bari sta sorprendendo anche lei?

"Mi fa molto piacere vedere i biancorossi volare. Questo Bari è tanta roba. Vedere un 6-0, fino a pochi minuti dalla fine, è davvero unico. Il rilassamento finale ci può stare. Il pericolo in Serie B, e nel calcio in generale, è sempre quello di sentirsi arrivati o invincibili. Basti vedere alla Reggina che ha perso lo scorso weekend a Modena. La B non perdona, non ci sono squadre imbattibili. Ma con questo mister e questa società ritengo che non si corra questo rischio".

Da tecnico a tecnico, in cosa la convince Mignani?

"Mi convince nella gestione, nelle dichiarazioni che rilascia. È una persona umile, che non fa il fenomeno. Riesce a mettere i suoi giocatori nelle condizioni di esprimersi al meglio e tirare fuori loro le migliori caratteristiche. Sa motivare il gruppo e i suoi calciatori lo percepiscono".

L'ambiente in questo momento sogna ad occhi aperti...

"Il Bari non è la solita neopromossa che deve ambientarsi in categoria e strutturarsi. Stiamo parlando di una piazza storica che ha nel suo DNA queste categorie. Già salire dalla C alla B crea entusiasmo e sappiamo tutti come non sia semplice. Io vivo a Padova e i biancoscudati nonostante abbiano speso cifre incredibili hanno perso due finali playoff. Per cui non è mai facile vincere un campionato. Polito ha fatto un grande lavoro in estate, partendo da una base solida a cui il mister ha dato una chiara impronta". 

L'obiettivo resta dunque la salvezza?

"Deve assolutamente essere così. Loro sanno benissimo però che l'asticella si alzerà tra qualche giornata. Non stiamo parlando un exploit di tre partite. La striscia positiva sta diventando corposa, sintomo di una squadra che ha dato ampie garanzie di solidità. Adesso però è giusto che allenatore, direttore e calciatori dichiarino questo". 

Quanto è importante per questa squadra l'apporto di 'vecchietti' come Antenucci e Di Cesare?

"Fondamentale. Ci vogliono questo tipo di giocatori in un gruppo. Di calciatori sani che arrivano ad una certa età ce ne sono pochi. Per essere a certi livelli devi essere un professionista. Sono giocatori che si allenano a tavola, quando riposano, in tutti i momenti della giornata. Sono grandi esempi di ottimi professionisti. Punti di riferimento per la squadra e i più giovani".

Sezione: Esclusive / Data: Lun 03 ottobre 2022 alle 18:00
Autore: Claudio Mele
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