Massimo Carerra è stato ufficializzato in settimana sulla panchina del Bari. L'allenatore milanese ha un grande palmares alle spalle: vittorie nella Juventus di Conte, una partecipazione ad Euro2016 e soprattutto un triennio da assoluto protagonista in Russia, alla guida dello Spartak Mosca. Con i biancorossi di Russia, Carrera ha prima vinto un campionato a 16 anni di distanza dall'ultima volta e poi ha ben figurato in un girone di Champions League con Liverpool e Siviglia. Per andare a fondo sull'avventura sovietica di Carrera, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Andrea Tommasi del sito calciosovietico.it, specializzato in materia di calcio russo.

Carrera arriva nel 2016 a Mosca, dopo l'esperienza nella nazionale italiana ed entra nello staff di Alenichev nello Spartak Mosca. Chi è Alenichev e qual era il legame tra i due che ha spinto Carrera ad accettare questo ruolo? 

"Alenichev è una personalità molto importante del calcio russo: ha vinto molto con lo Spartak da allenatore e con il Porto ha vinto Coppa UEFA e Champions League segnando in entrambe le finali. È stato una meteora però in Italia, disputando due stagioni grigie tra Roma e Perugia. Non so se Carrera lo conoscesse, ma è possibile visto che entrambi hanno giocato nello stesso periodo in A. Credo che Massimo Carrera sia andato in Russia per una questione economica e non c’è nulla di male a farlo: la Lukoil, compagnia petrolifera che controlla lo Spartak, è ricchissima. Poi, certo, ci sarà stata l’ambizione di provare un’esperienza all’estero dopo un’intera carriera passata in Italia. Alenichev concluse al quinto posto il campionato del 2015-2016 e perse i preliminari di Europa League contro l’AEK Larnaca, una squadra cipriota sulla carta nettamente inferiore. Per questo si è dimesso ad inizio campionato e al suo posto è subentrato Carrera".

Dopo un buon avvio di campionato Carrera viene riconfermato come allenatore dello Spartak. Subito riesce a conquistare la squadra e la tifoseria. Che tipo di club è lo Spartak e quali erano le ambizioni per quell'anno? La vittoria del campionato alla guida dello Spartak può essere ritenuta un'impresa?

"Lo Spartak storicamente è la squadra del popolo: in epoca sovietica non era legata a istituzioni quali la polizia (come le varie Dynamo Mosca) o l’esercito (CSKA Mosca) ed è sempre stata la squadra più amata. Dopo la dissoluzione dell’URSS dominò gli anni ’90 vincendo 9 titoli, ma all’epoca in cui Carrera arrivò veniva da molti anni da subalterna all’ombra di Zenit e CSKA. Quell’anno la squadra ambiva ad un piazzamento nelle prime tre ma il titolo non era un obbligo visto che negli anni precedenti si era sempre classificata tra il quarto e il sesto posto. Sinceramente credo che le imprese siano altre: tendo a dare un valore importante alle parole e un club con il nome dello Spartak che vince un campionato è nell’ordine delle cose. Lo Spartak era una buona squadra con qualche individualità importante come Luiz Adriano e soprattutto Quincy Promes. Sicuramente comunque Carrera fece un ottimo lavoro. Lo Spartak è una potenza a tutti gli effetti, storicamente superiore a Zenit e CSKA anche se negli ultimi due decenni non ha mantenuto quel livello. Lo Spartak che vince la Prem’er Liga è negli ultimi anni come un Tottenham che vince la Premier".

Ci sono state nel corso della stagione partite da menzionare decisive per la vittoria finale? 

"Ad aprile lo Spartak batté Zenit e CSKA per 2-1, le due squadre che alla fine giunsero terza e seconda. Fu la spinta decisiva per il titolo, ma anche il filotto iniziale di quattro vittorie consecutive subendo un solo gol fu importante". 

Qual è stato il rapporto tra lui e la tifoseria? 

"Carrera è stato molto amato perché ha riportato la squadra sul tetto di Russia dopo anni di delusioni. In molti lo rivorrebbero visto che le ultime stagioni non sono state esaltanti". 

L'anno successivo Carrera viene ovviamente riconfermato alla guida dello Spartak e vince subito la Supercoppa con la Lokomotiv Mosca. Anche in questa finale partiva sfavorito? 

"In questa finale partiva favorito visto che la Lokomotiv aveva terminato il campionato precedente all’ottavo posto a quasi trenta punti dallo Spartak ed individualmente non valeva la squadra di Carrera, almeno sulla carta". 

A fine campionato lo Spartak arriva terzo a quattro punti proprio dalla Lokomotiv. La classifica alla fine è giusta avendo rispecchiato l'andamento e la forza delle squadre o lo Spartak ha da recriminare qualcosa? 

"La Lokomotiv fece un campionato straordinario con una rosa nettamente inferiore a quella di Zenit o Spartak e vincendo il torneo con una giornata d’anticipo. Lo Spartak giunse terzo, peraltro facendosi superare in extremis dal CSKA perdendo all’ultima giornata contro la Dynamo che non aveva nulla da guadagnare. La vera delusione di quell’anno fu lo Zenit, mentre lo Spartak conquistò comunque un piazzamento in Champions League". 

Quell'anno lo Spartak giocò anche la Champions League, in un girone con Liverpool, Siviglia e Maribor. Che cosa ha significato per lo Spartak credere nella qualificazione fino alla fine, dopo aver fermato proprio i reds e gli spagnoli? 

"Liverpool e Siviglia erano di un altro livello ma nell’andata la squadra era riuscita a fermare il Liverpool sul pareggio e a battere 5-1 il Siviglia. Purtroppo ci fu un crollo nelle gare di ritorno in cui alla giustificabile sconfitta per 2-1 contro gli spagnoli seguì un pessimo 1-1 casalingo con il Maribor e una sconfitta per 7-0 ad Anfield. Purtroppo lo Spartak ha buttato la qualificazione pareggiando due volte con il Maribor". 

Il terzo anno viene esonerato ad ottobre. Cosa non ha funzionato?

"Io credo che sia stato esonerato per frizioni con la società. I risultati non erano ottimi ma nemmeno pessimi: 18 punti in 11 partite di campionato ed eliminazione dai preliminari di Champions per mano del PAOK. La squadra non si era ridimensionata più di tanto: aveva acquisito diversi giocatori di talento anche se aveva perso il suo giocatore migliore, Quincy Promes, finito al Siviglia". 

Ritieni che nel modo di allenare e di porsi alla squadra, può essere paragonato a Conte?

"Nel modo di porsi con la squadra sì. Carrera utilizza prevalentemente il 4-2-3-1, ed in diverse occasioni ha utilizzato il 4-3-3: anche se ha lavorato molti anni con Conte non ne ha ereditato i principi tattici".

Chi è oggi Massimo Carrera per lo Spartak? 

"Carrera ha un posto importante nei cuori dei tifosi e non è detto che un giorno non possa tornare. È l’allenatore che ha riportato la squadra al top e quelli prima e dopo di lui hanno fatto peggio. Sinceramente mi ha sorpreso molto il fatto che si sia trasferito a Bari ma probabilmente voleva rimanere in Italia specialmente in questo periodo in cui gli spostamenti internazionali sono difficili e conservava grandi ricordi della città". 

Sezione: Esclusive / Data: Dom 14 febbraio 2021 alle 17:00
Autore: Claudio Mele
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