Il Bari affonda a Cosenza in una delle peggiori prestazioni stagionali, battuto dall’ultima in classifica in una gara che mette a nudo limiti tecnici, tattici e caratteriali preoccupanti. Dal primo all’ultimo minuto, la squadra di Longo ha dato l’impressione di essere completamente fuori partita, incapace di reagire e povera di idee. Un crollo su tutta la linea, che va raccontato attraverso i volti simbolo del disastro: da Lasagna a Falletti.

Kevin Lasagna, partito titolare al centro dell’attacco, è stato il fantasma di sé stesso. L’ex Verona non ha mai inciso, mai cercato il movimento giusto, mai dato profondità o fastidio alla difesa avversaria. La sua prova, spenta e senza personalità, è durata appena 45 minuti prima della sostituzione. Una presenza impalpabile che fotografa alla perfezione la sterilità offensiva di questo Bari.

Ma il simbolo del naufragio è senza dubbio César Falletti. Il fantasista uruguaiano ha alternato, come spesso accade, qualche giocata scollegata dal contesto a lunghe fasi di anonimato. Nella ripresa si spegne del tutto e, come se non bastasse, concede ingenuamente il rigore che decide il match, suggellando una serata da dimenticare.

In mezzo a questi due estremi, tanti, troppi giocatori al di sotto delle aspettative. Un centrocampo privo di mordente, con Maggiore e Maiello fuori partita; una difesa che regge solo grazie ai miracoli di Radunovic; e un allenatore, Longo, che cambia ancora uomini e assetto, ottenendo l’ennesimo effetto boomerang.

Il Bari esce da Cosenza con una figuraccia che pesa. Non tanto per la classifica, che ancora tiene, ma per l'immagine di una squadra senza anima. Servono scelte forti, mentali e tattiche. E serve subito una reazione: il tempo delle attenuanti è finito.

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 02 maggio 2025 alle 12:00
Autore: Antonio Testini
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