Una notte che doveva essere di risposte. Una serata che il San Nicola attendeva con il fiato sospeso, nella speranza di ritrovare un’identità e, magari, un nuovo slancio. Il Bari non ha tradito: ha lottato, ha sofferto, ma alla fine ha vinto. Contro un Palermo coriaceo, i biancorossi hanno trovato il gol decisivo all’88’, quando tutto sembrava ormai indirizzato verso un pareggio che avrebbe lasciato ancora dubbi e malumori. E invece è arrivato il colpo di testa di Simic, su calcio d’angolo battuto da Bellomo: un impatto potente, la traversa colpita in pieno e poi il pallone che carambola oltre la linea. Il gol liberatorio, l’esultanza di squadra e panchina l’urlo del San Nicola che si è alzato come un’unica voce, a spingere la squadra oltre ogni fatica. Un 2-1 pesantissimo, per il morale e per la classifica: con questi tre punti il Bari risale in zona playoff, dando un segnale chiaro al campionato, alle avversarie e, soprattutto, a sé stesso.
Il primo nome a prendersi la scena è quello di Simic. Longo gli affida un compito tutt’altro che semplice: tenere a bada un cliente scomodo come Pohjanpalo. Il duello è acceso, e se in occasione del gol del pari siciliano il difensore biancorosso soffre la fisicità del finlandese, nel resto del match riesce a contenerlo. Ma è dall’altra parte del campo che Simic lascia il segno: suo il colpo di testa all’88’ che decide la partita, un blitz da leader silenzioso che regala al Bari tre punti d’oro. Gol pesantissimo, in un momento fermo della gara e della stagione.
E poi c’è lui, César Falletti. Il fantasista che Bari ha atteso a lungo, tra aspettative, pazienza e qualche critica. Ma il talento non si dimentica, e ieri è tornato a brillare. Guizzi, visione di gioco, tocchi di classe: tutto quello che era mancato nei momenti più opachi, adesso può diventare l’arma in più per questo finale di stagione. Quando gioca bene lui, gira meglio tutta la squadra. La sua è stata la prestazione di chi ha voglia di riprendersi il tempo perso. E il San Nicola, che certe cose le sente, lo ha capito e applaudito.
E al di là dei singoli, c’è un dato che emerge chiaro dalla sfida al San Nicola: il Bari è tornato a essere squadra. Più corto, più unito, più cattivo nei duelli. Da Maggiore, che ha firmato il suo terzo gol in otto partite, a Favasuli, in costante crescita e autore dell’assist per il primo gol: segnali concreti di una squadra che sta trovando certezze. C’è il cuore instancabile di Bellomo, come sempre tra i più generosi, la spinta e la solidità di Dorval, ormai una garanzia sulla fascia, e poi la regia esperta del “professore” Maiello, affiancato da un Maita sempre più continuo e affidabile.
Ieri servivano risposte. Serviva un Bari determinato, affamato, e i giocatori hanno capito il momento: lo hanno dimostrato sul campo, lottando su ogni pallone e dando tutto fino all’ultimo secondo. Ma il successo di ieri sera non basta, ovviamente. È solo un passo. Un passo nella direzione giusta. Adesso serve continuità, serve fame, serve un’identità che non vacilli alla prima difficoltà. Perché il campionato non aspetta, e ogni punto può essere decisivo in queste ultime cinque partire.
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