Intervenuto in esclusiva ai microfoni di TuttoBari, Felipe Sodinha, ex biancorosso nell’anno della promozione con Antonio Conte, non ha usato mezze misure per descrivere il calcio di oggi. “Purtroppo il calcio è brutto da vedere. Non c’è più amore, non c’è più passione per quello che facciamo. Dietro c’è una mafia, non è più chi è più bravo a giocare: si fanno favoritismi, contano le relazioni. Una riflessione amara, figlia di una lunga esperienza nei campi di Serie B e C, e di chi il calcio l’ha vissuto davvero sulla pelle.

Il brasiliano ha commentato anche il presente del Bari, tra mercato e contestazioni della tifoseria: “Secondo me è una società seria, che vuole fare bene e che ha progetti importanti. Vedere il Bari in B mi fa male, ma credo abbiano la volontà di portarlo nella categoria che merita. E la Serie A è la casa giusta per il Bari, per lo stadio, la tifoseria, la storia. E io vedendo da quello che ha fatto durante questi anni qua, almeno ci ha provato. Poi non è mai facile portare una squadra in Serie A così veloce, però credo sia una società valida, una società importante, che ha dei progetti".

Sulla proprietà De Laurentiis, spesso criticata per l’apparente subordinazione al Napoli, Sodinha ha spiegato: “Capisco che qualcuno si senta messo in secondo piano, ma avere dietro una società come il Napoli non è una brutta cosa. I prestiti fanno parte del sistema, certo, a volte i tifosi restano delusi, ma il calcio oggi è anche questo”. Un contesto che, secondo lui, ha perso la sua genuinità: “Oggi non è più tutto meritocratico. Non sempre gioca chi è più bravo”.

Sul mercato, il giudizio è prudente ma positivo: “Giocatori come Gytkjaer, Dickmann, Moncini sono di categoria. Non sono fenomeni, ma possono giocare tranquillamente in Serie B. Sono seri, professionisti veri. Possono dare una mano”. Più cauto, invece, sul tecnico Fabio Caserta: “Mi sembra uno con personalità. Serve uno così in una piazza come Bari. Ma deve essere lasciato libero di decidere: l’allenatore deve fare l’allenatore”.

Infine. "la ricetta" per fare bene in Serie B: "La struttura, l'ottanta per cento delle squadre deve avere un gruppo, un gruppo solido, un gruppo unito che non molla mai. Io ho tanti esempi, ho giocato nelle stesse squadre con il gruppo che ha cambiato due o tre giocatori, abbiamo vinto il campionato e dopo magari con lo stesso gruppo, ma spezzato, siamo retrocessi. Quindi il gruppo conta tantissimo, al di là della qualità dei singoli giocatori, ma il gruppo veramente conta tanto".

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 25 luglio 2025 alle 20:30
Autore: Enrico Scoccimarro
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