La posizione di Fabio Caserta sulla panchina del Bari è inevitabilmente sottoposta a un'analisi serrata, conseguenza di un avvio di stagione che non ha di certo rispettato le aspettative legate a una campagna acquisti massiccia e i propositi fissati dall'obiettivo stagionale dichiarato. Più che di singoli errori, il dibattito si concentra su una serie di problemi ricorrenti che hanno minato la stabilità e l'efficacia della squadra finora. La quantità di giocatori nuovi e il tempo ridotto per l'amalgama non sono alibi sufficienti a coprire le criticità tattiche e gestionali emerse sul campo.

Le criticità principali che l'allenatore è chiamato a risolvere con urgenza sono almeno cinque.

La crisi d'identità tattica - Nonostante i tanti innesti, il Bari non ha ancora trovato un modulo di riferimento che valorizzi i migliori elementi della rosa, in particolare a centrocampo e sulla trequarti. La continua alternanza tra moduli, dal 4-3-3 al 3-5-2, al 4-3-2-1 (a cui possiamo aggiungere i probabili due attaccanti che vedremo nella prossima gara) passando per varianti in fase di costruzione, ha portato a una squadra che appare spesso slegata e lunga, incapace di dominare stabilmente il gioco e di trovare riferimenti certi nelle diverse zone del campo. La squadra doveva trovare ben prima un sistema di gioco congeniale alle caratteristiche dei nuovi. A questo ritardo ha sicuramente contribuito per Caserta il fatto di non avere una squadra pronta fino alle porte del campionato.

La fragilità difensiva cronica. La retroguardia è decisamente il reparto più in difficoltà, vittima di amnesie individuali e, soprattutto, di un mancato amalgama tra i nuovi e i vecchi elementi. Complice l'infortunio di Vicari, Caserta non ha comunque costruito ancora una solidità con pisizionamenti e movimenti. A parziale discolpa c'è però la mancata qualità dei singoli, che fino ad ora hanno dimostrato di non valere la categoria. 

La scarsa condizione atletica - La squadra non corre. Nelle ultime uscite è sicuramente migliorata leggermente di condizione, ma è comunque indietro rispetto alle altre squadre. Lo staff del mister deve ancora lavorare molto per far rimettere al pari tutti i calciatori.

L'approccio alle gare e la non compattezza gruppo - In sintesi, tutti i problemi mentali di una squadra che non è ancora squadra, almeno sul campo. In tante occasioni è sembrata proprio mancare, banalmente, la voglia: dopo un pallone perso non ci sono riaggressioni e rincorse. Il Bari ha mostrato di avere un approccio soft alle partite, subendo gol in momenti cruciali o nei primi minuti di gioco. Questa mancanza di cattiveria agonistica iniziale costringe la squadra a uno sforzo fisico e mentale extra per recuperare il risultato, riducendo l'energia nella fase finale del match. Al contrario, si perde non stringendo i denti se va in vantaggio. Manca cooperazione.

La rotazione inefficace degli attaccanti: Nonostante la presenza di più profili di alto livello (Moncini, Gytkjær, Cerri), Caserta non è ancora riuscito a stabilire una gerarchia chiara e funzionale in attacco. Le rotazioni e la difficoltà nel servire al meglio le prime punte hanno limitato la produzione offensiva complessiva, rendendo il reparto meno incisivo di quanto la qualità dei singoli lascerebbe presagire.

Le dichiarazioni critiche emerse dall'ambiente e lo sconforto della piazza devono dare benzina a Caserta per trovare la chiave di trasmettere maggiore tranquillità e convinzione, trasformando l'ansia dei risultati in determinazione. Sappiamo tutti che tra dirlo è semplice, ma i prossimi impegni ravvicinati rappresentano l'ultima chiamata per vedere almeno alcuni di questi aspetti 

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 25 ottobre 2025 alle 21:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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