La crisi di risultati che ha caratterizzato il primo scorcio di stagione del Bari ha avuto una causa principale ben identificata: la fragilità difensiva. Le amnesie del reparto arretrato avevano costretto la squadra a rincorrere l'avversario troppo spesso, generando ansia e insicurezza. La recente adozione della difesa a tre da parte di Fabio Caserta non è stata solo una mossa dettata dall'emergenza, ma si sta rivelando una scelta tattica vincente che merita di essere mantenuta, anche in vista del recupero del capitano Francesco Vicari.

L'efficacia del nuovo assetto è evidente guardando i numeri recenti, specialmente al San Nicola. Il Bari, infatti, ha incassato zero reti nelle ultime due uscite casalinghe, conquistando due vittorie per uno a zero contro il Mantova e contro il Cesena. Questo doppio clean sheet, arrivato proprio con la linea a tre, ha ridato compattezza e fiducia all'intero blocco squadra. La rete subita contro lo Spezia ha spezzato l'imbattibilità ma non ha messo in dubbio una solidità che pare ancora finalmente trovata per lo meno nelle distanze e meccanismi di copertura che erano mancati in precedenza.

La difesa a tre ha un senso ben preciso in questo momento storico del Bari: in un contesto in cui l'amalgama tra i reparti è ancora da perfezionare, l'assetto aggiunge un uomo in più in copertura e permette ai centrali di avere riferimenti meno rigidi e più sicuri, garantendo allo stesso tempo maggiore libertà d'azione ai quinti di centrocampo. Questo sistema permette di mascherare meglio le singole incertezze - che appaiono evidenti soprattutto nel caso di Nikolaou - e di compensare la distanza tra la linea mediana e la difesa che aveva caratterizzato la fase a quattro.

La domanda che si pone l'ambiente è se questo modulo sia destinato a durare con il rientro di Vicari, un pilastro che Caserta aveva individuato come leader del reparto prima che l'infortunio lo tenesse ai box. La risposta sembrerebbe essere affermativa: l'impiego di Vicari come braccetto sinistro o centrale della difesa a tre non solo è perfettamente compatibile con il sistema, ma ne aumenterebbe esponenzialmente la qualità e la leadership. Un difensore della sua esperienza, affiancato da un altro centrale di marcatura e un terzo uomo più votato all'impostazione, potrebbe guidare il reparto con maggiore autorevolezza e lucidità. Insistere sul 3-4-2-1 o sul 3-4-1-2 significherebbe capitalizzare la solidità ritrovata e dare una continuità tattica che, a lungo termine, è l'unico modo per trasformare il potenziale della rosa in risultati duraturi.

Sezione: News / Data: Lun 10 novembre 2025 alle 09:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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