Non sempre le storie dal sapore romantico riescono a concludersi con un lieto fine. A differenza delle favole da antologia, nella vita di tutti i giorni gli eroi possono cadere, così come nel mondo calcistico. Nella stagione 1995/96 tuttavia il Bari aveva trovato il suo principe azzurro, e anche se la conclusione non fu propriamente felice, ancora oggi quell’annata viene ricordata con nostalgia.
Dopo una salvezza ottenuta con quattro punti di vantaggio nel campionato precedente, il Bari di Giuseppe Materazzi inizia la stagione con alte ambizioni. Il mercato diretto da Carlo Regalia è movimentato, con numerose trattative in entrata e uscita. Per salvare il bilancio dei galletti il direttore generale lombardo cede alcuni dei pilastri della squadra come Lorenzo Amoruso, Emiliano Bigica e Sandro Tovalieri, che passa all’Atalanta.
In entrata vengono piazzati colpi del calibro di Kenneth Andersson, centravanti protagonista del mondiale in America con la sua Svezia, e Abel Xavier, difensore della nazionale portoghese. Questi due acquisti puntellano una rosa già corredata da nobili figure come Alberto ‘Jimmy’ Fontana, Gérson Caçapa e Igor Protti - l’eroe della nostra storia.
La partenza è disastrosa: in Coppa Italia i biancorossi vengono eliminati dalla Reggiana, e nonostante la vittoria sul Milan di Capello per 1-0, in Serie A la squadra incassa cinque sconfitte consecutive. Materazzi viene esonerato, al suo posto i Matarrese ingaggiano Eugenio Fascetti, tecnico d’esperienza che qualche anno prima aveva guidato il Torino al ritorno in Serie A. Nonostante la débâcle all’esordio contro la Cremonese in cui il Bari perde 7-1, Fascetti ottiene risultati altalenanti, tra cui rientra anche la vittoria per 4-1 sull’Inter.
A gennaio la società biancorossa acquista lo svedese Klas Ingesson, amico e compagno di Andersson in nazionale. Il giocatore porta sostanza e determinazione all’interno della squadra, ma non è ancora il suo momento da protagonista – questa è un’altra storia. Dopo il giro di boa il Bari non migliora i risultati, totalizzando solo tre punti nelle prime otto gare. A fine anno i galletti raddoppiano il punteggio ottenuto al termine del girone d’andata, totalizzando 32 punti che ne determinano la retrocessione.
E allora, cosa c’è di così romantico in una retrocessione? Per tutto l’anno, il bomber Protti ha provato ad evitare il naufragio biancorosso, tenendo a galla la squadra a suon di gloriose reti che ancora oggi vengono ricordate tra gli appassionati, come la doppietta sull’Inter. Risultato: a fine stagione il copioso bottino di 24 reti si traduce nel titolo di capocannoniere di Serie A, che gli viene assegnato nonostante si trovi in ex aequo con Giuseppe Signori della Lazio, autore di più reti dal dischetto.
Mai nella storia della Serie A una compagine era retrocessa pur vantando nel proprio roster il capocannoniere del campionato. Un finale doloroso, ma reso meno amaro dall’orgoglio di avere in squadra un centravanti rimasto nella storia del calcio italiano; così come quel Bari: deludente e allo stesso tempo tremendamente nostalgico.
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