Per Michele Andrisani, barese purosangue, l’aver indossato la maglia della squadra della sua città, in tre stagioni diverse, tra il 1992 ed il 1996, è stato un onore. L’ex centrocampista, che ha totalizzato complessivamente 12 presenze in campionato con questi colori, rivela in esclusiva ai nostri microfoni: “Ho fatto tutta la trafila nelle giovanili del club, allenato da gente importante come Michele Gravina e Pasquale Loseto. Debuttai in prima squadra, con Lazaroni in panchina, in una gara interna con la Ternana. Eravamo una grande compagine, costruita per puntare alla serie A. C’erano Protti, Tovalieri, Jarni, Brambati, Joao Paulo. Per me, fu molto importante la presenza in rosa di Giovanni Loseto e Terracenere, due che hanno sputato sangue per quella casacca, fondamentali nel mio percorso di crescita professionale, e con i quali ci ritroviamo spesso, con la squadra delle vecchie glorie. A metà anno cambiammo allenatore ed arrivò Materazzi. Ma la stagione fu funestata dagli infortuni e non ottenemmo più di una salvezza. Anche io mi ruppi il ginocchio, contro il Bologna. Quell’anno, però, si posero le basi per la cavalcata dell’anno successivo.”
Nel 1993-’94, infatti, arrivò la tanto agognata promozione: “Recuperai dall’infortunio. Rientrai in tempo per dare il mio contributo, nel girone di ritorno, e centrammo l’obiettivo di tornare in massima serie. C’erano tanti baresi, quell’anno. Oltre me, Bigica, Amoruso, Tangorra. La baresità è sempre stata un fattore importante, nella storia di questo club, e fu così anche in quell’occasione.”
Ma, per esordire in A, Andrisani dovette attendere: “Partii regolarmente in ritiro, e feci bene. Ma la società scelse di cedermi in prestito al Palazzolo, in C1, perché dimostrassi sul campo di aver recuperato appieno dal mio problema fisico. Tornai nell’estate del ’95, in un club con giocatori fortissimi, una coppia d’attacco incredibile come Protti-Andersson. Lottammo fino all’ultimo, dando tutto per cercare di mantenere la categoria. Purtroppo arrivò la retrocessione. Non si riuscì a trovare il giusto equilibrio, prendevamo troppi gol. Personalmente,riuscii a collezionare una sola presenza, a Parma.”
Nella carriera del mediano, c’è anche un’esperienza importante con la Nazionale: “Nell’estate del 1997, vinsi con gli azzurri le Universiadi. Grazie al mister Berrettini, che costruì un gruppo vincente, che contava, tra gli altri anche su Massimo Oddo, futuro campione del mondo. Ricordo l’ultimo atto della competizione, alla “Favorita” di Palermo, con 40 mila spettatori sugli spalti. Battemmo la Corea del Sud. Due anni dopo, in Spagna, perdemmo la finale contro i padroni di casa.”
Il ritorno di Andrisani, da allenatore, nella sua città d’origine, si concretizzò nel 2014: “Per quattro anni ho allenato nelle giovanili del Bari. Dai Pulcini ai Giovanissimi. Con questi ragazzi, nel 2018, arrivammo anche alle finali scudetto. Dispiace che il fallimento abbia disperso irrimediabilmente un patrimonio di giovani atleti validi, finiti adesso nei vivai di società di serie A. Paparesta creò da zero, in quegli anni, un buon settore giovanile, ma tutto è andato distrutto. Fu una vera e propria razzia di talenti, al termine della gestione Giancaspro.”
Interrogato sull’attualità, il quarantaseienne si sbilancia: “Questa situazione è di difficile gestione. Si ripartirà, per questioni economiche, più che tecniche. In serie C, il protocollo sanitario non è applicabile, perché troppo oneroso. Mi sembra giusto giocare i playoff. I De Laurentiis hanno investito tanti soldi per raggiungere la cadetteria. Le ipotesi di sorteggiare la quarta promossa, o quella di una fantasiosa media punti, per fortuna, paiono sfumate. Come è giusto che sia, se la giocheranno tutti sul campo. Dispiace che non possa esserci il pubblico, un fattore importante per una piazza come questa. I biancorossi, comunque, salteranno il primo turno, e questo può essere un vantaggio, consentendo al team di tornare in forma con una sorta di mini-ritiro. La proprietà è solida, sa fare calcio ed ottenere risultati tenendo a posto i bilanci. Quindi, il futuro sarà roseo, in ogni caso. Bisognerà solo remare tutti dalla stessa parte per arrivare il più in alto possibile. Il progetto tecnico c’è, e credo che, quando si arriverà in A, troveranno una soluzione anche al problema della doppia proprietà, dei galletti e del Napoli.”
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