Certe notti sono magiche. Immensamente, interminatamente. Bella Bari, sogna e si culla sull’impresa compiuta in inferiorità numerica. Bravo Mignani a non cogliere la mela avvelenata offerta da Bisoli in versione Strega di Biancaneve. Il Bari ha giocato davvero bene, cercando il vantaggio con intensità e caparbietà ma il muro del Sud Tirol pareva invalicabile.

L'apparenza inganna. L’espulsione ingenua di Ricci a fine primo tempo sembrava aver compromesso irrimediabilmente la qualificazione ma Mignani, astuto come Mago Merlino, ha estratto il coniglio dal cilindro leggendo la partita con intelligenza e sagacia. Ha inserito Folorunsho - grinta, tecnica e dinamismo - Botta - sua genialità - e, soprattutto, Benedetti, el hombre del partido. Proprio Benedetti è stato il più caparbio, il più deciso, chirurgico e magistralmente letale come uno scorpione che ha il veleno nella coda e sa quando cogliere l’attimo per far male. 

Scardinare il catenaccio di Bisoli - che non si è snaturato neanche con l’uomo in più e non ha mai rinunciato a coprirsi manco fosse inverno inoltrato - è sovente impresa ardua ed impegnativa. Peccato che sui monti tirolesi non avessero fatto i conti con Mignani e la combinazione perfetta estratta dalla panchina lunga e competitiva. È stato sempre il Bari ad andare vicino al gol del raddoppio con Cheddira. L’attaccante marocchino è stato allacciato in area ma per l'arbitro Sozza - non del tutto convincente la sua prova - non c’erano gli estremi per il calcio di rigore. 

Dopo sette lunghi ed interminabili minuti è arrivata la fine della partita che il Bari ha fatto sua con pieno merito. Canta il Gallo, di un suono melodico, quasi poetico ed accede con pienissimo merito alla finalissima. In ballo la Serie A agognata e a lungo desiderata. Benedetti Galletti, un gioco di parole che vale una finale. 

Sezione: Copertina / Data: Ven 02 giugno 2023 alle 22:35
Autore: Raffaele Garinella
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