Alberto Cavasin, che in biancorosso ha giocato dall’83 all’86, ha parlato in esclusiva per la redazione di TuttoBari di come, adesso, il Bari dovrebbe rilanciarsi verso un futuro più felice, raccontandoci della sua esperienza nel capoluogo pugliese.
Così sulle due sconfitte fuori dal San Nicola e su come dovrebbe intervenire la società: “Il Bari deve ritrovare una sua logica di gioco, di ruoli e a livello tattico. C’è chi si ambienta prima con un nuovo allenatore, poi chi dopo due partite rientra negli schemi. Il lavoro porta a un valore superiore della squadra di ciò che può essere ad oggi. Il Bari ha chiari problemi, e ci vogliono dei passaggi importanti. È possibile che nelle prime due partite – dato il cambio di allenatore – tutti abbiano dato il 110%, oltre ad aver giocato in casa con una carica del tutto diversa, poi fuori casa potrebbero averne approfittato per rifiatare. Poi fuori casa è senza dubbio più difficile giocare, ed è necessario crescere e sistemare molte cose per rendere la squadra più forte a livello tattico e caratteriale: fa tutto parte dell’evoluzione scontata e fisiologica di cui il Bari ha bisogno per migliorare, prendendo queste sconfitte come insegnamenti per migliorare. L’allenatore deve assicurarsi che a livello emotivo e motivazionale i suoi non crollino e che le vivano con forza, dato che il nervosismo non porta a nulla. I giocatori stanchi o arrabbiati, che si allenano col muso lungo o senza voglia, rallentano un processo di crescita che è fondamentale. Per un professionista i fischi del pubblico non devono essere un problema, e i giocatori non devono scoraggiarsi dopo due partite perse pensando di valere non più di una posizione a metà classifica. Oggi contano il gruppo e l’allenatore, se la società garantisce palloni, casacche, docce e stipendio non c’entra più nulla, non bisogna attaccarsi a loro perché garantiscono le cose essenziali. I fischi del pubblico vanno presi e messi da parte in modo che non rallentino i miglioramenti e che non facciano danni ulteriori: ora si vedrà se il Bari merita o meno la Serie A. Il direttore dovrà fare piccoli interventi e piccoli cambiamenti che portano la squadra a vincere in casa, anche rubando una partita con un gol all’ultimo minuto, e fare in modo che fuori avvenga lo stesso. Alla società tocca far star bene i giocatori ancora più di quanto sarebbe stato utile fare se fossero stati primi in classifica. All’allenatore spetta fare in modo che si esprimano al meglio”.
Questa l’opinione in merito alla pressione nelle grandi piazze: “Essere a Bari è un valore aggiunto: dicono ‘A Bari c’è troppa pressione’ ma pressione di che? ‘A Bari mi chiedono di vincere’ ma certo! È una cosa positiva che hanno voluto e scelto loro, e se così non fosse potrebbero giocare altrove con un pubblico di cento persone. Chi è a Bari ci va perché – oltre a mangiare bene e a stare al sole in una bella città – ci va con la consapevolezza di essere seguito da tifosi e giornali. La gente vuole andare al Real Madrid, al PSG o all’Inter, ma bisogna saper dimostrare di meritarsele certe squadre: se sei a Bari te la devi giocare. Io sono venuto in Puglia a 25 anni dalla Serie A per giocarmi la C, e quello è stato uno dei campionati più difficili e sofferti della mia carriera, nonostante la semifinale di Coppa Italia. Avevamo una squadra di fenomeni grazie ai quali avevamo eliminato Fiorentina e Juve, ma vincere quel campionato è stato drammatico. In casa vincevamo 1-0 e i tifosi ci contestavano lo stesso perché per loro dovevamo fare molto di più, e toccava a Matarrese difenderci. Era dura ma essere lì deve essere un piacere, e oggi Iachini deve trasmettere proprio questo tipo di concetti. Nel campionato di B c’è un equilibrio incredibile, lo dimostra anche la Juve che dopo la retrocessione si è dovuta impegnare molto per aggiudicarsi la prima posizione. Bisogna avere fiducia nel mister che è sicuramente uno che starà benissimo su quella panchina, perché ha bisogno di quelle responsabilità per andare avanti. I calciatori hanno bisogno di qualcuno in grado di dimostrare loro di avere le palle di schierare la giusta formazione per ‘mangiarsi’ l’avversario: non è presunzione, bisogna affrontare ogni partita in questo modo. Il Bari deve trovare questa forza dentro che sono certo che abbia, ma bisogna trovare la quadra e gli uomini giusti per rendere al top. L’allenatore pensa, il calciatore gioca”.
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