A parlare di Bari gli si illuminano sempre gli occhi. Diego Polenta è dall'altra parte del mondo, ma al richiamo della città che lo ha adottato negli ultimi tre anni risponde presente. Non è un mistero che avrebbe fatto carte false pur di conquistare ancora il San Nicola. Eppure il matrimonio non è andato in porto e l'ex numero cinque dei biancorossi è già protagonista con la maglia del Nacional, primo in classifica in Uruguay con sette lunghezze di vantaggio sulla seconda dopo appena undici giornate: “In Uruguay va bene. Benissimo. All’inizio ero un po’ deluso, ma ho capito che come giocatore non posso piacere a tutti. Ho solo accettato questa cosa. E la società a Bari ha fatto una scelta che rispetto anche se basata su altri tipi di giocatori”. Ha esordito così ai nostri microfoni l'ex pilastro della difesa barese.
Il Bari ha una delle peggiori difese del torneo. Aumenta la delusione per non avere avuto la possibilità di vestire anche quest’anno la casacca biancorossa?
“Nonostante il Bari non stia andando bene, penso che abbiano preso giocatori adatti alla categoria. Ovviamente la mia delusione è dovuta al fatto che in quella squadra io mi ci vedevo bene".
Al Nacional invece il punto di forza è la difesa: appena cinque gol subiti e primato in classifica. È un bel momento.
“Sto vivendo un periodo felice della mia carriera. Da quando ho iniziato a giocare abbiamo subito solo un gol. Sono soddisfatto davvero. Faccio parte di una società fantastica e anche il gruppo è ottimo”.
Che effetto ti fa sapere che a Bari tutti vorrebbero il tuo ritorno?
“Mi fa molto piacere. Mi riempie il cuore. Sono orgoglioso di ricevere così tanti apprezzamenti e sapere che i tifosi mi vorrebbero lì a Bari. Significa che ho dimostrato il mio valore”.
Stai seguendo i biancorossi da lontano?
“Certo, seguo sempre le partite del Bari”.
A cosa credi siano dovute le difficoltà di quest’anno?
“Credo che siano dovute al gruppo. Non ci si conosce ancora bene. Sono certo che con il passare del tempo le cose miglioreranno notevolmente”.
L’emozione più forte provata a Bari.
“La vittoria con il Novara. Ricordo in particolar modo l’abbraccio con Marino (Defendi n.d.r) a fine partita. Ci siamo abbracciati ed entrambi abbiamo ceduto all’emozione. Un bel momento di commozione”.
Da 900 a 50.000 spettatori lo scorso anno. Che hai pensato quando hai visto crescere così il pubblico?
“Ho sempre visto il San Nicola pieno in tv e sapevo i motivi per cui la gente non veniva più allo stadio. E proprio per questo è stato ancora più emozionante vedere partita dopo partita sempre più gente. Fino a quando il San Nicola è tornato quello di sempre”.
E poi il ritorno in Uruguay. Come è andato il rientro in patria?
“Bene. È stato bello ritornare in Uruguay. Pensa che mancavo da 7 anni. Sono vicino alla mia famiglia e ho ripreso tutte le mie vecchie abitudini.”
Cosa ti manca più di Bari?
“Due cose. In primo luogo il gruppo che avevamo. Non eravamo compagni di squadra. Eravamo una famiglia vera. E poi mi manca il mare. Sono parecchio affezionato a un posto in particolare: uno scoglio vicino al faro da cui ammiravo il mare per ore”
Hai lavorato per qualche mese con Gianluca Paparesta: che persona ti è sembrata?
“Una persona seria. Ha salvato la squadra e bisogna riconoscerlo”.
Il ricordo peggiore di Bari.
“Senza dubbio il fallimento”.
Facciamo un grande passo indietro. Prima di arrivare a Bari per te si parlava addirittura di Barcellona. Come era effettivamente andata?
“Con il Barcellona era quasi fatta, è vero. C’erano gli accordi, ma all’ultimo minuto ho scoperto dell’interesse del Genoa. Loro mi volevano a titolo definitivo, mentre in Spagna ci sarei andato per un anno solo. E dunque la destinazione è cambiata”.
Quali sono i sogni di Diego Polenta oggi?
“Il mio sogno è quello di vincere il campionato con il Nacional. E poi un giorno vorrei vestire di nuovo la maglia del Bari”.
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