Le scelte di vita si fanno a 50 anni e non solo: può infatti capitare, nella vita di ognuno di noi, che decisioni importanti le si prendano anche a 29. Giuseppe Ingrosso (1982) ha infatti sposato questa tesi quando ha deciso di trasferirsi stabilmente a Bisceglie. Lui, giocatore con un illustre passato, un autentico lusso per la categoria, uno che qui fa la differenza, un difensore che dimostra in toto le qualità che le categorie professionistiche in cui ha militato gli hanno affinato.
Dopo cinque anni di Bari (2000-04 e 2007-08) si è diviso fra serie C e B con varie casacche, fra cui Cesena, Salernitana, Foggia e Ravenna (giusto per citarne qualcuna), ha scelto di aprire un’attività nella cittadina nord barese e già che c’era di giocare a calcio. In Eccellenza, nella banda di Massimo Pizzulli, sta dando un importante contributo alla causa che domenica si concretizzerà con i playoff interregionali da disputare in Sicilia.
Tuttobari.com non ha dimenticato il passato biancorosso del difensore di Merine, prodotto del vivaio, ed ha quindi contattato in esclusiva Giuseppe Ingrosso per parlare dell’attuale esperienza a Bisceglie, del Bari e fare il punto sulla vita del giocatore salentino. Due chiacchiere fra vecchi amici, "ricordando la sua seconda città”, come lui stesso ci ha confessato ai nostri microfoni pensando a Bari.
Ciao Giuseppe, il doppio confronto (vincente) col Cerignola cosa ha evidenziato secondo te? “Abbiamo meritato di vincerle entrambe perché in campo eravamo messi bene e, pertanto, abbiamo dimostrato di essere superiori”.
Terlizzi o Cerignola. Chi vi ha dato più filo da torcere? “Dico il Terlizzi. Perché ha giocato a viso aperto sia all’andata che al ritorno”.
Da Del Rosso a Pizzulli, com’è cambiata la gestione del gruppo? “Del Rosso ha fatto il suo lavoro alla grande. Mister Pizzulli ci trasmette quel qualcosa in più sul piano dell’agonismo. Questo perché, avendo smesso da poco, si sente ancora un calciatore dentro”.
Facendo un passo indietro, in altre condizioni, si sarebbe potuto puntare a vincere questa Eccellenza? “Ho sempre detto che siamo stati la squadra che ha perso questo campionato. Con il tasso tecnico che abbiamo si poteva vincere, poi mettiamoci anche le vicissitudini societarie di fine 2010… Comunque il Bisceglie ha contato sin qui su un gruppo che tra mille difficoltà ha sempre mostrato gli attributi”.
Parliamo di te. Sei venuto fuori dalla cantera del Bari, società con cui hai giocato per cinque stagioni, che ricordo conservi? “Bari per me è stato tutto: devo tutto alla famiglia Matarrese e ai tifosi che mi hanno sempre trattato bene, sebbene avessi origini salentine… Anche se ho girato parecchio, Bari è sempre stata la mia seconda città. Ci son state tante gioie, ma anche tante delusioni. Se dovessi ricordare un aneddoto direi il mio esordio in serie A”.
A 29 anni appena compiuti sei in Eccellenza. Non potresti ambire a ben altre categorie visto il tuo curriculum? “Bisceglie è stata per me una scelta di vita. Qui infatti gestisco un bar con la mia famiglia. Calcisticamente ho fatto però una promessa: portare il più in alto possibile questa squadra. Fra due anni si festeggerà il centenario della società e vorrei celebrarlo nella categoria più alta che si possa raggiungere”.
Capitolo Bari. Qual è la tua ricetta per una pronta risalita in A dei biancorossi? “Ritengo che in società ci sia gente che sappia meglio di me come risalire in A in tempi brevi. Per quel che mi riguarda penso che sarebbe meglio non rompere tutto ma rimanere uniti. Spero che il presidente Matarrese e i dirigenti facciano di tutto per riportare questa squadra in serie A, perché Bari è una piazza che merita di stare lì stabilmente”.
Da salentino doc ti chiedo una battuta anche sul Lecce. Cosa ne pensi della decisione della famiglia Semeraro di mettere in vendita il club? “Nel calcio moderno gente come i Semeraro, i Matarrese, che tanto hanno fatto con le loro risorse, dopo un po’ smettono di metter mano ai loro portafogli se non hanno anche aiuti dall’esterno. Spero che a Lecce ci ripensino, ma se si è arrivati a prendere questa decisione è (forse) perché sono arrivati al capolinea”.
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