Lorenzo Amoruso è intervenuto ai microfoni di TuttoBari per fare un bilancio della stagione appena conclusa. L'ex difensore biancorosso e nativo di Bari lo aveva detto chiaramente a inizio anno, in previsione: "Questo Bari non è da promozione". Parole che si sono verificate profetiche.
Anche questa volta, le parole sono nette, pronunciate con la schiettezza da chi Bari l'ha vissuta sul campo e nel cuore. Amoruso non ha dubbi: il vero problema del Bari non è solo tecnico o tattico, ma soprattutto strategico. "La proprietà non vuole salire", afferma senza mezzi termini. E tutto il resto ne è diretta conseguenza.
Ripercorrendo la stagione appena conclusa, Amoruso non si dice affatto sorpreso dal rendimento al di sotto delle aspettative. "All’inizio sentivo parlare di playoff, ma bastava guardare le rose delle altre squadre – Sassuolo, Palermo, Cremonese – per capire che non eravamo costruiti per salire. Avevamo sì vissuto un periodo discreto, ma è stato bravo l’allenatore a non farci scivolare ancora più in basso". Le sue previsioni, afferma, non erano frutto del caso: l’esperienza, la conoscenza della piazza e un certo fiuto gli avevano già suggerito un esito difficile per la stagione.
Nemmeno il mercato di gennaio, secondo Amoruso, è bastato a cambiare davvero il volto della squadra. "Lo chiamano mercato di riparazione per un motivo – sottolinea – perché ripari a metà corsa, senza il tempo di preparare e inserire i nuovi. Alcuni innesti sono stati fatti più per placare l’ambiente che per inseguire obiettivi reali. L’intento, insomma, era più quello di evitare lo spettro della retrocessione che costruire per un salto di categoria".
E proprio qui arriva la critica più pesante. "Ma forse non ci siamo capiti: la proprietà non vuole salire. Non lo ha mai detto chiaramente di volerlo fare. Quando il presidente definisce il Bari la 'succursale del Napoli', di cosa stiamo parlando?". Per Amoruso la mancanza di ambizione è la prima pietra su cui si costruiscono stagioni mediocri. Aggiunge poi: "Servirebbe un barese, qualcuno che condivida davvero la voglia di emergere insieme alla città e alla tifoseria. Perché Bari - ribadisce più volte - è una piazza tra le più importanti d’Italia".
Alla domanda su quanto la società sia effettivamente presente nel quotidiano della squadra, l’ex difensore non si tira indietro. "Le responsabilità vanno sempre divise – ammette – ma non si può ignorare che si sia partiti con l’idea che 'forse siamo attrezzati per i playoff'. In Serie B non bastano i buoni propositi. Servono competenze, conoscenze e soprattutto qualità. Altrimenti ti perdi".
Amoruso insiste sulla necessità di una programmazione seria, a lungo termine, che coinvolga staff, allenatore e rosa. Ma torna a ribadire che, se una società non parla mai apertamente di Serie A, non c’è da stupirsi se l’obiettivo rimane sempre sfumato. La sua sensazione, semmai, è che dietro tutto ci sia una strategia precisa: "De Laurentiis ha chiesto cifre molto alte per cedere il club, probabilmente per scoraggiare chiunque. Ma ci sono realtà imprenditoriali a Bari che potrebbero rilevare la società e darle un progetto più degno".
Infine, l’amarezza. "Mi fa male vedere che figure con un certo peso sociale si siano allontanate dalla squadra e dalla città. Mi auguro che qualcuno si faccia avanti, che Bari torni ad avere un progetto. Non chiedo la Champions, ma in Serie A questa città potrebbe starci tranquillamente. Per passione, per tifo, per calore. Basta che ci sia voglia di costruire sul serio".
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