Se c'è una squadra che ha vinto il mondiale da outsider, quella è sicuramente l'Italia di Bearzot del 1982. Partiti sommersi di polemiche, gli azzurri tornano sommersi di applausi, dopo quattro partite ormai nella storia del nostro calcio.
TUTTO DA RIFARE – Il brillante quarto posto del 1978, giunto inatteso, non basta a dare serenità alla nazionale italiana. Due anni dopo sono in programma i campionati europei, proprio in Italia, ma bastano le prime due amichevoli, vinte per 1-0 con Turchia e Bulgaria, per far piovere fischi sulla squadra. Nella primavera del 1980, a pochi mesi dall’Europeo, scoppia fragoroso lo scandalo scommesse. Bearzot perde due attaccanti come Rossi e Giordano, mentre il pubblico perde la passione per il calcio. Il torneo è deludente, con stadi vuoti e poco spettacolo. Due pareggi per 0-0 e uno striminzito 1-0 all’Inghilterra ci relegano alla finale di consolazione, persa ai rigori contro la Cecoslovacchia. Il titolo va alla solida Germania Ovest, che batte di misura un Belgio quasi insuperabile in difesa. Non vanno meglio le qualificazioni al mondiale spagnolo. Per fortuna la FIFA decide che è il momento di allargare a 24 il numero di partecipanti alla fase finale. In questo modo, dei gironi europei si qualificano le prime due e noi, secondi dietro alla Jugoslavia, evitiamo un’umiliante eliminazione. Eppure il cammino era iniziato bene, con quattro 2-0 iniziali. La sconfitta per 3-1 in Danimarca, però, apre un periodo di crisi, che si protrae con i pareggi di Belgrado e in casa con la Grecia e col successo per 1-0 contro la cenerentola Lussemburgo.
SUDAMERICA IN POLE – Se l’Italia stenta e perde il credito guadagnato quattro anni prima, dal Sudamerica sbarcano a Madrid le due squadre che sembrano non avere rivali. Il Brasile gode di un’eccellente fioritura di campioni. All’ormai maturo Zico si aggiungono Falcão, Socrates, Junior e Cerezo. L’Argentina campione in carica appare anche più forte di quattro anni prima, con l’aggiunta di Ramón Díaz e, soprattutto, di Maradona. Dietro di loro si aggiungono la Germania campione d’Europa, l’emergente Francia di Platini, l’Urss, che domina il proprio girone davanti alla Cecoslovacchia e la Polonia, che al vecchio Lato aggiunge il giovane Boniek. Fa scalpore l’eliminazione dell’Olanda, che chiude addirittura quarta il proprio girone, mentre ormai dell’assenza dell’Uruguay non si stupisce più nessuno.
AVANTI NEL SILENZIO – Inserita nel gruppo 1 con Polonia, Perù e Camerun, l’Italia infila tre prestazioni indecorose, con tre pareggi che ci valgono il passaggio del turno, alle spalle dei polacchi, solo per aver segnato un gol in pi degli africani, a parità di differenza reti. Fioccano i processi sugli organi di stampa, con tanto di insinuazioni su presunti flirt tra giocatori. Bearzot capisce che così non si può andare avanti e decide di interrompere i contatti coi giornalisti. Nasce il “silenzio stampa”, col capitano Zoff unico incaricato a rilasciare interviste. Negli altri gironi non mancano i risultati a sorpresa, ma alla fine passano le favorite. C’è sconcerto per quanto avviene tra Germania e Austria. I tedeschi erano stati battuti all’esordio dall’Algeria e all’ultimo turno sono costretti a vincere con l’Austria per passare il turno. Poiché gli africani chiudono il giorno prima, le due squadre sanno che con l’1-0 passeranno entrambe e puntualmente il risultato si materializza, con tanto di vergognosa melina. L’Argentina sbatte il muso contro il Belgio all’esordio, ma alla fine riesce a passare come seconda. Stesso discorso per la Francia, sopravanzata da un’Inghilterra in grande spolvero e passata grazie al successo sul Kuwait, con tanto di sceicco sceso in campo per far annullare un gol francese, segnato mentre i suoi giocatori erano fermi per via di un fischio giunto dagli spalti. Delude la Spagna padrona di casa, che passa il turno a spese della Jugoslavia grazie ad evidenti aiuti arbitrali, in un girone vinto a sorpresa dall’Irlanda del Nord. Infine, il Brasile conferma il ruolo di grande favorita vincendo a punteggio pieno il suo girone davanti all’Urss, che fatica ad avere la meglio sulla Scozia.
SI SVEGLIA PABLITO – La novità, destinata a restare un unicum, di questa edizione sono quattro gironi di tre squadre destinati a promuovere le vincitrici alle semifinali. La Francia domina il proprio girone, il più facile, battendo sia l’Austria che l’Irlanda del Nord e si prepara alla sfida con la Germania Ovest, uscita vittoriosa sull’Inghilterra, che dopo aver pareggiato lo scontro diretto non riesce a superare gli orgogliosi spagnoli, già fuori dopo la sconfitta coi tedeschi. Nel primo dei due gruppi di Barcellona la Polonia si impone sull’Urss, a pari punti, solo per il 3-0 rifilato al Belgio, con tripletta dello scatenato Boniek e si prepara ad affrontare la vincitrice del “girone della morte”. È il girone delle uniche due extra-europee, le due grandi favorite Brasile e Argentina, con l’Italia destinata a fare da vaso di coccio tra i due di ferro. Apriamo contro l’Argentina. Bearzot mette Gentile a marcare Maradona e di fatto il Pibe viene annullato. Dopo un primo tempo con più calci che calcio, gli azzurri colpiscono in contropiede nella ripresa, prima con Tardelli e poi con Cabrini. La rete finale di Passarella rovina la differenza reti, ma nulla più. Contro il Brasile Maradona appare ancora frastornato dalla cura Gentile, tanto da farsi espellere. I brasiliani dominano dall’inizio alla fine, andando sul tre a zero con Zico, Serginho e Junior, prima dell’inutile gol della bandiera di Díaz.
A questo punto, con la differenza reti dalla loro, possono permettersi anche un pareggio contro l’Italia. Bearzot da ancora fiducia a Rossi, fin lì un fantasma, nonostante tutta Italia prema per la sostituzione col più pimpante Altobelli. Per Pablito è l’ultima chance e non la spreca. Cinque minuti di gioco: lunga azione manovrata con cross dalla sinistra di Cabrini e incornata vincente. L’incantesimo è rotto ed il Brasile si trova già a dover rincorrere. La sua reazione è veemente e culmina nel pareggio sette minuti dopo, quando Zico lancia Socrates in area con una magia e il “dottore” beffa Zoff sul proprio palo. Poco prima della mezzora, però, la supponenza brasiliana subisce un altro duro colpo, quando Rossi interrompe uno sterile fraseggio tra i difensori, lanciandosi in area e fulminando Valdir Peres. All’intervallo l’Italia è sorprendentemente avanti, ma il Brasile non si è affatto arreso. Nella ripresa attacca ripetutamente, fino a pareggiare nuovamente con un sinistro da fuori di Falcão, che trova Zoff ancora una volta non perfetto. Altri sette minuti e il castigamatti colpisce ancora. Dopo un corner Tardelli prova la conclusione da fuori. Sulla traiettoria del tiro, leggermente deviato, si trova Rossi che beffa il portiere avversario con un tocco misura. Finalmente un gol di rapina dei suoi e stavolta è quello decisivo, perché nell’ultimo quarto d’ora il Brasile non riesce più a pareggiare, scontrandosi contro uno Zoff trasformatosi in muro insuperabile, come quando all’ultimo minuto blocca a terra il colpo di testa di Paulo Isidoro. Sono anzi gli azzurri ad andare ancora in gol con Antognoni, ma l’arbitro annulla per inesistente fuorigioco. Va bene così, siamo di nuovo tra le prime quattro, e viste le premesse è già come aver vinto.
SUICIDIO FRANCESE – Superato il girone della morte il cammino della finale diventa in discesa, complice la squalifica che toglie lo spauracchio Boniek alla Polonia. I tempi di Vigo e del pallido 0-0 del primo turno sono ormai lontani, adesso i favoriti siamo noi e i polacchi lo sanno, difendendosi con l’agonismo. Ne fanno le spese Antognoni e Graziani, usciti entrambi per infortunio. Nel frattempo, però, è già entrato in scena Paolo Rossi, che con un gol per tempo ha liquidato la pratica. La prima rete è un classico tocco in mischia dei suoi, su punizione calciata da destra. La seconda è un colpo di testa in tuffo a porta sguarnita, a conclusione di un bellissimo contropiede. Il pathos delle semifinali, dunque, è tutto nella sfida di Siviglia tra Germania Ovest e Francia. Nel primo tempo c’è il botta e risposta tra Littbarski e Platini, che fissano il punteggio sull’1-1 durato fino al novantesimo. I supplementari, invece, si trasformano in una replica di quelli dell’Azteca di dodici anni prima. Nei supplementari ci si aspetta la maggiore tenuta atletica dei tedeschi, e invece la Francia parte a razzo, andando sul doppio vantaggio con Tresor e Giresse. Sembra finita, ma la Germania ha mille vite. L’acciaccato Rummenigge, entrato da pochi minuti, riapre subito i giochi e, nel secondo dei due mini tempi, arriva il pareggio definitivo di Fischer. A questo punto entra in scena la “lotteria” dei rigori. Per la prima volta ad un mondiale, infatti, il passaggio del turno sarà deciso in questo modo, dopo che già il titolo europeo del 1976 era stato deciso dai tiri dagli undici metri. L’errore di Stielike illude i galletti, ma prima Six e poi Bossis spengono il sogno della prima finale mondiale. Tocca alla Germania Ovest contendere il titolo all’Italia, mentre la Francia, delusa, da spazio alle riserve nella finalina e cede anche il terzo posto alla Polonia.
FESTA AL BERNABEU – Italia e Germania arrivano alla finale con due titoli mondiali a testa. Non si può dire una finale a sorpresa, eppure, visto l’andamento delle due squadre, è proprio così. Entrambe avevano rischiato la figuraccia al primo turno ed entrambe sono salite in cattedra nella seconda fase, anche se i tedeschi hanno sulle spalle la fatica extra dei supplementari con la Francia. Dalla sua, però, Bearzot ha a che fare con gli infortuni di Antognoni e Graziani. Per il primo non c’è nulla da fare, mentre “Ciccio”, che aveva sostituito egregiamente col suo impegno l’infortunato Bettega, va in campo lo stesso. Per sostituire il regista della Fiorentina Bearzot decide di mandare in campo Bergomi, un difensore, in modo da liberare sulla sinistra Cabrini e permettere al libero Scirea di proporsi maggiormente in avanti. Per il CT tedesco Derwall i problemi fisici portano i nomi di Rummenigge e Hansi Müller, che alla fine si daranno inutilmente il cambio durante la gara.
L’idea di piazzare Bergomi a marcare Rummenigge si rivela azzeccata. Fin dai primi minuti i tedeschi hanno il predominio del gioco, ma non costruiscono nulla di pericoloso. Dopo meno di dieci minuti Breitner manda definitivamente KO Graziani, rimpiazzato da Altobelli. Eppure, in un primo tempo avaro di emozioni, l’unico acuto è proprio dell’Italia. Su cross dalla sinistra, infatti, Conti ruba il tempo a Briegel che lo atterra in area. È calcio di rigore, e a sorpresa va a calciare Cabrini, invece di Rossi che era in lotta con Rummenigge per il titolo di capocannoniere. La zappata del terzino, con tanto di nuvoletta bianca sollevatasi dal terreno, manda la palla oltre il palo alla sinistra di Schumacher. Un brutto colpo per il morale degli azzurri, ma la Germania non sembra in grado di approfittarne.
La ripresa è iniziata da dieci minuti quando l’Italia batte velocemente un calcio di punizione sulla trequarti. La palla va a Gentile, sulla destra, che lascia partire un traversone basso sulla cui traiettoria si fiondano Cabrini, Rossi ed un difensore tedesco. Alla fine il tocco decisivo, che spedisce la sfera in rete è ovviamente di Pablito. La Germania si butta in avanti, ma nemmeno l’entrata in campo di Hrubesch, l’eroe dell’Euro 80, scalfisce la sicurezza della nostra retroguardia. Anzi, dieci minuti dopo l’1-0 Scirea si porta in avanti dando il via ad un’azione di rimessa che conclude passando a Tardelli. Aggiustatosi il pallone sul sinistro “Schizzo” trafigge Schumacher con un diagonale imparabile ed esulta con l’urlo che è ormai diventato un’icona. E ancora, a dieci minuti dal termine, volata in contropiede di Conti sulla destra e assist per Altobelli, che finta mettendo fuori causa il portiere tedesco e spedisce in rete per il 3-0. C’è spazio giusto per il gol della bandiera di Breitner, che così si aggiunge a Pelé e Vavá, tra quelli che hanno segnato un gol in due finali mondiali. Poi è solo festa azzurra, con Zoff che alza al cielo la Coppa del Mondo, il presidente Pertini a festeggiare in tribuna prima di accompagnare gli eroi in Italia con l’aereo presidenziale. Ad accoglierli solo applausi e di coloro che criticavano le scelte di Bearzot neanche più l’ombra.
IL CAMPIONE DEI CAMPIONI
Paolo Rossi – Esploso nel Vicenza, secondo nella stagione 1977-78, conquista a sorpresa un posto per il mondiale argentino, nel quale con 3 reti contribuisce in maniera determinante al buon cammino degli azzurri. Diventa “Pablito”, ma da quel momento iniziano quattro anni difficili, prima si infortuna e retrocede col Vicenza, poi, passato al Perugia, viene coinvolto nello scandalo del calcio-scommesse subendo una squalifica di due stagioni. Passato alla Juventus partecipa marginalmente al primo scudetto, conquistandone un altro nel 1984. Ma soprattutto vince la Coppa delle Coppe e la Coppa dei Campioni. Chiude la carriera con due stagioni anonime al Milan e al Verona, tormentato dagli infortuni.
TABELLINO DELLA FINALISSIMA
Madrid, 11 luglio 1982
Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani (8’ Altobelli, 89’ Causio).
Germania Ovest: Schumacher, Kaltz, Briegel, Stielike, K.H. Förster, B Förster, Breitner, Dremmler (61’ Hrubesch), Littbarski, Fischer, Rummenigge (69’ H. Müller).
Marcatori: 57’ Rossi(I), 68’ Tardelli(I), 81’ Altobelli(I), 83’ Breitner(G).
Autore: Andrea Dipalo
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