Il Bari di Caserta ha una fisionomia chiara: costruzione dal basso, ricerca della manovra ragionata, tentativo costante di attrarre la pressione avversaria per poi ribaltare il campo. Una scelta precisa, identitaria. Ma se da un lato rappresenta un segnale di coraggio e coerenza, dall’altro rischia di trasformarsi in un limite evidente quando la squadra si trova a fronteggiare rivali aggressivi e organizzati.

La tendenza a insistere sulla prima impostazione ha già mostrato più di un cortocircuito. Se l’avversario alza il pressing, la palla non esce più pulita: si finisce costretti a lanciare lungo, spesso su Moncini, con la speranza che la sponda apra gli spazi per la ripartenza. Ma se il movimento non riesce, si ritorna al punto di partenza, in un gioco di ripetizioni sterile. Non solo: quando il Bari recupera palla e prova a ripartire, la sensazione è di essere quasi sempre in inferiorità numerica negli ultimi metri, senza la possibilità di trasformare l’occasione in un attacco concreto.

Ne nasce una manovra che tende a rallentarsi, fino a diventare prevedibile. Il palleggio sulla trequarti offensiva è spesso fine a sé stesso, manca lo spunto, il colpo che rompa la monotonia e costringa la difesa avversaria a scoprire il fianco. E intanto il copione si ripete: pressione avversaria raddoppiata in avanti, linee del Bari che arretrano, centrocampo e difesa che finiscono palleggiati in faccia. Il risultato? Troppi lanci lunghi, poca incisività, un attacco inconcludente e lento che perde il tempo della giocata e fatica a trovarsi.

Nelle sfide contro Modena e Palermo, la squadra è sembrata una comparsa, incapace di tenere il pallino e di imprimere ritmo. Non basta avere un’idea se poi la sua applicazione diventa dogma, trasformando il piano tattico in una gabbia. Servono varianti, alternative, un coraggio diverso anche nella gestione del pallone nella metà campo avversaria. Perché il rischio, continuando così, è quello di restare imprigionati in un copione prevedibile e poco produttivo.

Sezione: Copertina / Data: Dom 21 settembre 2025 alle 21:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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