Al San Nicola, il Bari si inchina ancora, incapace di reagire, incapace di scuotersi. La sconfitta contro il Catanzaro (1-2) non si limita al tabellino: è una testimonianza plastica di una squadra sospesa, immobile, che sembra aver perso la capacità di interpretare la partita. A colpire maggiormente è stata la totale assenza di reazione dei biancorossi, con la formazione di Vivarini - ex della sfida - ridotta a semplice spettatrice della propria disfatta. In alcuni momenti, la squadra sembrava uno sparring partner della formazione ospite, senza mordente, senza idee, senza energia.

Pontisso e Antonini hanno firmato le reti che hanno trafitto il Bari, mostrandone le lacune difensive e la difficoltà a reagire sotto pressione. La rete di Pontisso nel primo tempo ha sbloccato la partita con un gran tiro dalla distanza, e subito dopo Favasuli ha sfiorato il raddoppio, come una rivincita personale davanti ai suoi ex tifosi. Nella ripresa, Antonini ha siglato il 2-0 con un’incornata precisa che ha lasciato i biancorossi inerme, incapaci di contrattaccare o di imprimere ritmo alla partita. Solo al 91’ Bellomo è riuscito a segnare su rigore, accorciando le distanze, ma senza riuscire a ridare ossigeno a un gruppo incapace di vibrare.

La crisi del Bari si riflette anche nella classifica: la squadra resta provvisoriamente al quattordicesimo posto con 16 punti e ormai colleziona sette gare consecutive senza vittorie. Una serie nera che pesa sul morale e sulle certezze di un gruppo che fatica a trovare una direzione. Il Catanzaro, invece, centra la quarta vittoria consecutiva e sale a 28 punti, consolidando la settima posizione e mostrando continuità, organizzazione e convinzione: qualità che il Bari sembra aver dimenticato.

Il San Nicola osserva incredulo: i circa mille tifosi ospiti festeggiano, mentre quelli biancorossi contestano e fischiano, testimoni impotenti di una squadra incapace di reagire. La serata non è solo una sconfitta sul campo: è un’immagine della paura che ha parlato più del coraggio, dell’inerzia che ha cancellato ogni scatto di dignità. Ogni tentativo di Moncini, Rao o dello stesso Bellomo si infrange contro muri invisibili; ogni cambio sembra un gesto simbolico, incapace di spezzare un ritmo che il Bari non riesce a trovare.

Il tempo scorre e la sensazione è di galleggiamento, sospesi in una stagione che continua sul filo dell’incertezza. La squadra torna a guardarsi allo specchio, prigioniera di sé stessa, dei propri limiti e di una forma mentale ancora lontana dall’uscita da questo tunnel. Il Bari non è ancora penultimo, ma il rischio è concreto: se le squadre sotto dovessero vincere, la pressione aumenterebbe, e la classifica diventerebbe ancora più impietosa.

Quella di oggi è stata una serata in cui la paura ha parlato più del coraggio, in cui il Bari ha ricordato troppo da vicino le difficoltà che lo accompagnano ormai da settimane. Il San Nicola è rimasto in silenzio, testimone di un gruppo incapace di riscattarsi, di cambiare passo, di liberarsi dalla propria immobilità. La squadra resta sospesa nel vuoto, in attesa di qualcosa - forse un segnale, un gesto, una scossa - che possa spezzare finalmente l’inerzia e ridare respiro a un campionato che non concede pause.

Sezione: Copertina / Data: Ven 19 dicembre 2025 alle 23:30
Autore: Martina Michea
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