Il clamoroso gap di passo fra Bari e Frosinone si è materializzato, specie sulle fasce, in una serata - quella del San Nicola - che ha raffreddato anche i pochi spiragli di positività emersi prima della sosta. Di nuovo una battuta d'arresto, di nuovo un risultato deludente alla luce di una prestazione dai contorni a tratti anonimi. E' mancata la fame di aggredire un risultato che avrebbe comportato tanto nell'economia di un torneo che, invece, resta attanagliato in un grande punto interrogativo. 

Lampante, dicevamo, la differenza di passo fra le due squadre ieri, con le ali ciociare autentiche protagoniste del match e gli esterni biancorossi impantanati fra prestazioni insufficienti e ruoli tutti da verificare. Male l'esperimento Antonucci a sinistra, per una volta non ha brillato nemmeno Dickmann. Non c'era Dorval, e la sua assenza si è sentita eccome. Quello di Caserta, peraltro, sembrava un progetto a misura di ali, con i vari Partipilo, Rao e Sibilli (quest'ultimo messosi fuori da solo dalla contesa per via della lunga squalifica) che avrebbero dovuto giganteggiare sulle fasce. Nulla di tutto ciò e, anzi, un modulo che non prevede più, almeno in partenza, l'utilizzo degli esterni offensivi, in favore di due arieti puri che devono convivere nella stessa zona.

E il Frosinone? Da Ghedjemis (ieri tra i migliori, e non è la prima partita) a Kvernadze, il gruppo ciociaro fonda le sue fortune su iniziative ispirate. Evidentemente, almeno lì, il bandolo della matassa è stato trovato e non da oggi su un gioco che sembra a misura delle qualità della squadra. Alvini (mai troppo "buono" contro il Bari. Era lui anche l'allenatore della Reggiana che rallentò la marcia del ritorno in B nella famosa finale playoff di Reggio Emilia) ha cucito un vestito perfetto su una macchina, quella del Frosinone, che ora si candida con credibilità alla promozione.

Sezione: Copertina / Data: Dom 23 novembre 2025 alle 16:00
Autore: Redazione TuttoBari
vedi letture
Print