Nel campionato 1984-85 il Bari, neopromosso in B, si affida in attacco ad un 24enne friulano giunto dal Catanzaro, tale Edi Bivi. L’attaccante di Lignano Sabbiadoro entra subito nel cuore dei tifosi biancorossi realizzando 20 reti che contribuiranno a portare subito la squadra in serie A. Il giocatore rimarrà in seguito in riva all’Adriatico per altre due stagioni collezionando in totale quasi un’ottantina di presenze e 24 reti. A seguire vestirà le casacche di Triestina, Monza, Cremonese, Pescara (città in cui risiede), chiudendo la carriera ad Ospitaletto nel 1997.
Bari e Bivi un binomio che ancora oggi, a quasi trent’anni di distanza, è ancora indissolubile come in pochi casi. Un giocatore che si è saputo integrare con immediatezza nel tessuto sportivo-sociale della nostra realtà e di cui ancora oggi conserva un ricordo indelebile. La nostra redazione ha pertanto voluto salutare IN ESCLUSIVA l’ex bomber del galletto, avere un suo giudizio sul presente sportivo e sul futuro societario del Bari e sapere come sta procedendo la sua carriera d’allenatore.
Edi, accantonando per un attimo la sconfitta di sabato, come sta andando il Bari in questo campionato? “Bè il mio potrebbe essere un giudizio un po’ parziale, perché onestamente seguo il Bari soltanto tramite i giornali: è quindi un pensiero dettato più che altro dalla lontananza. Vedo però che la squadra è stata rinnovata, dando via dei giocatori importanti tipo Almiròn il quale è un centrocampista molto bravo, e che ha un allenatore nuovo con idee nuove, quindi bisogna avere un po’ di pazienza. In questo campionato di B, a mio parere molto equilibrato, credo che la squadra abbia tutte le possibilità pe arrivare entro le prime 7-8”.
Che giudizio si è fatto, invece, circa questa crisi che attornia la società? “La crisi societaria… Purtroppo attualmente nel calcio ci sono un po’ di problemi, però va detto che la famiglia Matarrese ha fatto grandi cose per il Bari: a loro infatti va fatto un plauso per come hanno condotto, per così tanti anni, la società. Adesso, chissà, forse si stanno guardando attorno ma, qualora non dovessero trovare dei compratori, credo che manterranno (come sempre) gli impegni presi. Penso che nel caso cedessero lo farebbero soltanto a qualcuno in grado di proseguire quanto fatto da loro”.
Lei è stato a Bari per ben tre anni. Cosa le è rimasto, sul piano umano, di quell’esperienza? “Io mi sono trovato molto bene e non lo dico per fare retorica. La città mi accolse bene ed io diedi il mio contributo come calciatore nel bene e nel male. Di Bari non posso che parlarne bene perché con la città avevo un ottimo rapporto e come giocatore penso di aver lasciato un buon ricordo. La mia avventura lì è stato un qualcosa di piacevole e ci torno sempre molto volentieri”.
Facendo un salto indietro nel tempo, dopo una prima stagione in cui trascinò il Bari in A con le sue 20 reti, le altre due sono state un po’ sottotono. Come mai? “Nella seconda stagione la società fece diversi acquisti in attacco, puntando anche su giocatori stranieri tipo Rideout e Cowans, e quindi iniziai a giocare meno. Quando sono stato chiamato in causa ho dato il mio contributo, però, sicuramente, non sono stato in grado di ripetere le prestazioni dell’anno precedente poiché era una squadra diversa in un campionato che non era come quello di B”.
Arriviamo ai giorni nostri. Come procede la sua avventura da allenatore? “Attualmente sono alla ricerca di una squadra, anche perché ora come ora non è facilissimo per tanti motivi. Ho però scelto questa strada e speriamo che qualcosa possa saltar fuori…”.
Nella sua esperienza in biancorosso ha avuto come tecnici Bolchi e Catuzzi: il suo credo da allenatore è anche un po’ influenzato da loro? “Erano sicuramente due persone diverse fra loro: Bolchi era più pragmatico, mentre Catuzzi era un innovatore con la sua idea di giocare un calcio più offensivo ma organizzato. Sicuramente in carriera ho appreso qualcosa da tutti gli allenatori che ho avuto e nella fattispecie, per il mio modo di vedere calcio, mi accosto maggiormente alle idee di Catuzzi”.
In ultimo, visto che vive a Pescara, cogliamo l’occasione per chiederle che avversario si deve aspettare il Bari venerdì sera? “E’ chiaramente una squadra che rispecchia la mentalità di Zeman: offensiva, che cerca sempre il gioco e di arrivare al gol; può però concedere qualcosa nella fase difensiva, ma questo fa parte del suo modo di giocare. Il Bari dovrà innanzitutto concentrarsi nell’arginare quei tre là davanti, che sicuramente stanno facendo molto bene, e sfruttare gli spazi lasciati a disposizione”.
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