Il risultato (1-1) maturato contro la Reggina rimane una delle poche cose da salvare di una prestazione- l’ennesima- opaca ed avara di soddisfazioni per i tifosi del Bari. Cornacchini ha dichiarato di essere poco soddisfatto e, sinceramente, non avrebbe potuto dichiarare nulla di diverso, o sarebbe stato bollato come eretico. C’è molto da lavorare anche se, partita dopo partita, il Bari continua a non decollare. Per buona sorte dei biancorossi- ma non sappiamo ancora per quanto- le concorrenti non accelerano. Contro la Virtus Francavilla bisognerà centrare l’intera posta in palio e, soprattutto, cominciare a giocare in maniera differente.

Tra le note positive- poche per la verità- spicca Awua. Il centrocampista nigeriano ha dimostrato di possedere grinta e determinazione in quantità industriali. Doti necessarie per indossare una maglia importante come quella del Bari. Sempre primo sul pallone, difficilmente sconfitto nei contrasti, ha palesato lucidità in ogni giocata, non perdendo alcun contrasto di gioco. Un lottatore stoico e mai domo. 

Sabbione è risultato provvidenziale nel riuscire- complice un’uscita non esaltante di Guarna- a raddrizzare una partita complicata. Il possente difensore biancorosso, autore del gol del pareggio, non si è accontentato, ma ha cercato ulteriore gloria personale con un tiro da fuori area che avrebbe meritato maggior fortuna. Tra gli ultimi a smettere di crederci. Un’altra nota positiva è rappresentata da D’Ursi. Il suo ingresso ha rivitalizzato la manovra offensiva grazie a sortite mai sporadiche e sempre costanti lungo la corsia esterna. Con la sua freschezza ha creato parecchi grattacapi a Rubin, prima, e Bresciani, dopo.

Dietro la lavagna finisce sicuramente Cornacchini. Il Bari ha regalato un tempo ad una Reggina che non aveva certo bisogno di alcun dono. Timidi ed impacciati, i galletti hanno attuato una strategia troppo attendista che si è rivelata un boomerang. Il Bari ha dissipato energie per recuperare la rete di Corazza, ma la sensazione è che se solo avesse adoperato maggiore aggressività, avremmo parlato di un’altra partita. 

Kupisz fatica a carburare, e sembra solo un lontano parente del calciatore ammirato ad Ascoli e Livorno. Non è mai riuscito a superare il suo diretto avversario, mostrandosi timido ed impacciato. Non è da lui, e l’augurio è che possa tornare quanto prima a macinare chilometri e a pennellare assist per gli attaccanti. Chiudiamo con Antenucci, ieri in ombra ed isolato. Spesso mal servito dai compagni, si è incaponito nella ricerca utopica della giocata risolutiva. È un calciatore straordinario e, quando in giornata, può fare tutto. Essendo non bionico ma di carne ed ossa, capita anche a lui di incappare in giornate storte. In queste situazioni farebbe meglio a ricercare con maggiore assiduità l’assistenza dei compagni.

Vero, ma qual è il partner ideale di Antenucci? Cambiarlo ad ogni partita, non aiuta di certo a migliorare l’affinità. E, soprattutto, qual è il modulo che ne esalterebbe le raffinate e sublimi qualità tecniche e di personalità? Siamo tornati al punto di partenza.

Questo Bari, almeno per il momento, somiglia ad un cane che si morde la coda, ancor privo di quella identità necessaria per primeggiare. 

Alcuni uomini sembrano fuori posizione, altri fuori condizione. Il Bari naviga a vista alla ricerca di se stesso. Giusto navigare con speranza e coraggio, ma sarebbe meglio farlo con maggiore consapevolezza nei propri mezzi, soprattutto quando se ne hanno a disposizione di importanti. 

Sezione: Focus / Data: Mar 17 settembre 2019 alle 13:00
Autore: Raffaele Garinella
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