7 punti dopo 4 partite: questi i numeri del Bari nel primissimo scorcio di campionato. Bottino che, alla luce dell’enorme pressione imposta in preseason ai biancorossi, lascia spazio a diverse riflessioni soprattutto se si analizza il modo in cui i Galletti hanno raccolto queste 2 vittorie, 1 pareggio ed 1 sconfitta. L’assenza di un’identità precisa, presente anche in D ma sopperita dalla palese forza della squadra, è un fattore cardine nelle valutazioni che la piazza ha tratto nel primo mese di campionato. La sensazione è che l’enorme potenziale della squadra venga arginato dalla difficoltà di macinare gioco: le vittorie sono arrivate e arriveranno grazie alle individualità ed alla forza fisica e mentale dei biancorossi ma, alla luce del livello mostrato dal girone C, alla lunga potrebbero essere molti i punti lasciati per strada.
A Cornacchini, dunque, il compito di dover trovare la giusta chiave per far partire definitivamente il marchingegno plasmato dalla società in sede di mercato: buona parte della piazza resta scettica nei confronti del Mister che è chiamato alla risposta sul campo per non rischiare di perdere terreno dalle altre compagini che puntano alla Serie B.
Chiosa finale sullo spettacolo del San Nicola: nella sfida alla Reggina i tifosi hanno regalato il solito ambiente da Serie A. Con 15mila spettatori Bari-Reggina, nonostante il giorno infrasettimanale e la diretta televisiva, è stata una delle gare più viste nel weekend di calcio in Italia. Con ulteriore entusiasmo il tutto diventerà prassi e fattori del spostano punti e risultati nell’arco di una stagione. A fine campagna abbonamenti il bilancio non fu definito pienamente soddisfacente ma considerando lo zoccolo duro e le potenzialità del popolo barese in tempi di piena, il dato che alimentò discussioni per diversi giorni verrà sommerso dal numero di spettatori che presenzieranno allo stadio.
Momento di assoluto entusiasmo, invece, in casa Napoli, l'altro club della proprietà: la vittoria col Liverpool ha palesato la forza degli uomini di Ancelotti che grazie ad un mercato caratterizzato da innesti mirati (oltre all’acquisto più costoso della storia del club, Lozano) e zero cessioni illustri, possono candidarsi a qualcosa di importante. Le prime giornate avevano sottolineato un passo indietro nelle prestazioni e nei numeri rispetto allo scorso anno ma, dopo la sosta, il Napoli ha ripreso a macinare gioco e risultati sotto l’occhio vigile del nuovo San Paolo. Un San Paolo gremito, euforico che getta via le sterili polemiche estive legate agli abbonamenti: la società ha abbassato di molto i prezzi ma la risposta non è stata delle migliori (a Bari, in C, la famiglia De Laurentiis ha fatto registrare più tessere). Polemica sterile, appunto, perché chi conosce l’ambiente napoletano sa che lo zoccolo duro del tifo, per ideologia, non ama “rinchiudersi” in tessere dopando verso il basso un dato che la media spettatori smentisce puntualmente ogni anno, vedi sopra similitudine con Bari.
Il campo parla di un Napoli con moltissime frecce da poter scoccare, un gioco in via di definizione ma comunque letale ed una fase difensiva che sta pian piano riassestandosi dopo gli svarioni di Firenze e Torino. La Champions, con un girone abbordabile ed una partenza esaltante, potrebbe elevare verso l’alto i partenopei anche nel Ranking Uefa collocandoli, di fatto, nell’élite del calcio europeo e permettere alla società di poter incassare diversi soldi dai proventi delle vittorie e di eventuali passaggi di turno.
Attimi, momenti ed andamenti che si alternano, si accostano, si distanziano. Bari e Napoli due piazze diverse, ma molto simili, due città prese dall’insoddisfazione sportiva e portate alla speranza, all’ambizione, alla ricerca del top. Due figli di una stessa mente geniale che 15 anni fa, in punta di piedi, è entrato nel mondo del calcio rivoluzionandolo e plasmandolo al suo modo di fare e di lavorare. Bari e Napoli legate da un filo che col tempo dapprima si assottiglia e poi si rinvigorisce, un filo che esiste e persiste. Per puntare all’eccellenza.
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