Insieme all’ex difensore biancorosso Massimiliano Tangorra abbiamo analizzato le difficoltà del Bari in campionato, soffermandoci sul futuro in città della famiglia De Laurentiis. Ecco le sue parole: “La proprietà ha attuato alcune mosse per preparare tutto l’ambiente a un ridimensionamento, visto che in questi due anni di Serie C sono stati fatti investimenti importanti, però con la mancanza di pubblico e di risultati è chiaro che giocoforza i De Laurentiis abbiano pensato a ridimensionare. Credo che questa sia l’ipotesi più probabile piuttosto che addirittura vendere la società. È anche vero però che arriverà prima o poi il giorno nel quale la proprietà dovrà decidere se tenere il Bari o il Napoli. Il Bari è stato acquistato a costo zero quindi togliendo gli investimenti fatti in questi anni dovrà rappresentare un investimento e un operazione imprenditoriale un domani che sarà ceduto. È chiaro che rivenderlo in Serie B o addirittura in Serie A acquisterebbe più valore e andrebbe a colmare o superare l’investimento fatto nel 2018”.
A finire sul banco degli imputati in queste settimane anche Pietro Cianci, a secco da cinque partite: “L’entusiasmo non dura per sempre, può durare all’inizio, ti può dare motivazioni e una spinta in più però dopo ci vuole continuità, impegno e sacrificio. Detto questo devo ricordare quello che avevo detto appunto tempo fa subito dopo l’acquisto di Cianci, ovvero di non creare aspettative superiori a quello che è il valore di Pietro. Non gioca da solo e non gli si può addossare tuta la responsabilità, insieme ad Antenucci, del peso della fase offensiva. È un gioco di squadra, vanno divisi e condivisi tutti i meriti e i sacrifici che una squadra deve affrontare. Io l’avevo detto che Cianci non era il salvatore della patria, anche per deresponsabilizzare il ragazzo, che subisce più di ogni altro giocatore, dato che, essendo barese sente moltissimo il peso della maglia”.
Tanti i problemi della rosa biancorossa, a partire dalla mentalità, che secondo Tangorra non ha aiutato affatto i galletti: “Quando c’era Auteri sostenevano che l’abito migliore per la squadra fosse il 4-2-3-1. Io non cambio idea, per quelli che sono gli interpreti a gennaio non è stata fatta un campagna di rafforzamento, c’è stato qualche cambio marginale. Non ritengo adesso ci sia un problema di modulo ma un limite di una squadra con scarsa personalità nel gestire i vari momenti di difficoltà presentatisi durante la stagione e in ogni singola partita. Né Carrera né Ancelotti avrebbero potuto risolvere questo problema strutturale, nel Bari manca un leader che porti soluzioni e personalità, quando si pensa alla costruzione di una rosa si deve tener conto di questo fattore, bisogna saper scegliere allenatore e giocatori adeguati per ogni circostanza”.
Chiusura sulle avversarie degli altri gironi, che il Bari dovrà affrontare nella post season: “In questo momento credo che l'Alessandria, insieme a Renate, Lecco, Como e Südtirol siano le squadre più pericolose, costruite per vincere il campionato. Attenzione al Catanzaro che sta facendo molto bene e ha un organico di tutto rispetto, come quello dell’Avellino. Il Palermo ha avuto diversi problemi, non dimentichiamo che non ci sono gli stadi aperti. I rosanero come il Bari hanno mostrato discontinuità e quindi non li vedo all’altezza per andare avanti ai playoff”.
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