Ha attraversato la storia del Bari, vestendo il biancorosso, per cinque stagioni, tra il 1991 ed il 1998. Luca Gentili, che oggi di mestiere fa il preparatore dei portieri, ha difeso i pali della porta biancorossa per molti anni, pur senza esser considerato mai un titolare, e collezionando in totale 4 presenze.
Il quarantottenne si confida in esclusiva ai nostri microfoni: “Venni aggregato alla prima squadra nel ’91-’92. C’erano tantissime aspettative, avevamo tanti nomi importanti, come Platt, Boban, Jarni. C’erano giocatori fortissimi, ma era una compagine assemblata male, a livello tattico. I tifosi si aspettavano tanto, non rispettammo i programmi, e venne fuori anche la contestazione. Fummo sfortunati, con il grave infortunio di Joao Paulo, ed una retrocessione inaspettata. L’anno dopo, in B, arrivò Lazaroni. In campionato partimmo male, anche se il brasiliano era un grande uomo ed un ottimo allenatore. L’adattamento alla B fu complicato, i risultati furono altalenanti. Mi tolsi la soddisfazione di esordire al S. Nicola, negli ottavi di Coppa Italia, contro il Torino. Fu un’emozione grandissima. Avevamo contro Marchegiani, uno dei miei idoli, Scifo, Vieri. Sostituì Biato, che si infortunò nel primo tempo. Pareggiammo 1-1 e mi disimpegnai bene. Verso la fine del girone d’andata cambiammo allenatore, e sopraggiunse Materazzi, con il quale ci piazzammo a metà classifica. Alla penultima esordii in cadetteria, contro la Cremonese, in casa. Loro vinsero 2-1 e festeggiarono la promozione.”
Dopo due anni in prestito, a Fasano e Barletta, nell’estate del 1995 Gentili tornò alla base, e ritrovò i pugliesi in massima serie: “Fu un’annata stranissima. Ancora oggi, ci chiediamo anche noi, con una coppia d’attaccanti da 36 gol, come abbiamo fatto a retrocedere. Protti e Andersson fecero molto bene, ma in difesa subimmo troppe reti. Feci l’unica partita in A della mia carriera, contro l’Udinese, e fu una sensazione stupenda. Subentrai nella prima frazione, al posto di Fontana. Realizzai il sogno di ogni calciatore. Fu un match ricco di pathos, vincemmo 4-2 e mantenemmo qualche flebile speranza di salvezza. Ma purtroppo non bastò.”
Dopo il prestito a Pistoia, rientrò a Bari, in A, con Fascetti: “Mancini era titolare indiscusso, durante il ritiro Fascetti decise di far restare sia me che Indiveri. Ci disse che ci saremmo alternati in panchina, ogni domenica. Giocammo solo l’ultima partita, un tempo a testa. Eravamo già salvi e pareggiammo 2-2 a Napoli. Fu comunque un’annata molto bella, perché ci salvammo con un grande campionato, facendo risultato contro tante grandi squadre. Scadde il mio contratto, ed il Bari puntò su Indiveri e Generoso Rossi, entrambi più giovani di me.”
Nel 2014, l’estremo difensore tornò nell’impianto barese, e rammenta ancora adesso quel Bari-Latina, spareggio playoff ed epilogo della meravigliosa stagione fallimentare, vissuto da componente dello staff del team laziale: “Un ricordo incredibile, uno stadio spaventosamente pieno, in Puglia. Già all’arrivo sul terreno di gioco, ci accorgemmo che c’era un’atmosfera da Champions League. Nel doppio confronto, i galletti hanno avuto molti episodi sfavorevoli, ma per quello che hanno fatto durante l’anno, con il club fallito e le difficoltà economiche, avrebbero meritato di passare il turno.”
Sulla situazione del calcio italiano, complicata non poco dall’insorgere della pandemia da Covid-19, l’ex giocatore non si sbilancia: “Non lo sa nemmeno chi comanda, come fare con l’attuale stagione. Si tratta di una situazione emergenziale inedita, sarà difficile trovare l’equilibrio tra l’aspetto sanitario, fondamentale, e gli interessi economici. Lentamente, con protocolli seri, proveranno a ripartire, almeno nelle categorie maggiori. Credo che, dalla C, saliranno di categoria le prime di ogni girone. Per la quarta squadra da promuovere, sento in giro tante ipotesi. Credo che troveranno il modo di riformare il sistema, anche perché molte società rischiano di fallire. Penso che bisognerà attendere gli eventi di questo mese per riuscire a prendere una decisione sensata.”
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