Dopo una settimana burrascosa con l'avvicendamento in panchina tra Carrera e Auteri, testa al campo con il match di domenica a Torre del Greco. Non sarà una partita facile, con i padroni di casa alla ricerca degli ultimi punti per raggiungere la salvezza. Per presentare la sfida del 'Liguori' è intervenuto ai nostri microfoni il calciatore della Turris Luigi D'Ignazio, ex biancorosso nella stagione di Serie D 2018/19.
Buongiorno D'Ignazio. La Turris sta vivendo un momento non semplice, tra Covid e necessità di punti salvezza. Quanto contano i tre punti domenica?
"Fortunatamente le problematiche dovute al Covid in rosa non mi hanno toccato. Dispiace per i miei compagni, ma proveremo a raggiungere la salvezza già da domenica. É superfluo sottolineare che Bari per me è come una seconda casa, ma oggi mi trovo in una società che mi ha dato tanto e a cui sono legato. Domenica lotterò per ottenere i tre punti, a prescindere da tutto".
Si aspettava un nuovo ribaltone con il rientrante Auteri al posto di Carrera? Cosa può dare questo scossone?
"Non me lo aspettavo sinceramente, ma quando ho letto dell'esonero ero certo che sarebbe tornato Auteri. Per loro questo, immagino, sarà un'arma in più. Il Bari è una grande squadra, con tantissimi giocatori che hanno fatto carriere importanti. Quando ritorna un allenatore è però sempre un'arma a doppio taglio. Vedremo cosa potrà dare Auteri".
Che idea si è fatto dall'esterno di una squadra come il Bari che nonostante un buon girone d'andata sia letteralmente crollata nel girone di ritorno?
"Come detto la squadra è forte, i giocatori sono importanti. É difficile da fuori dire cosa sia successo. In generale i campionati non li vince sempre la squadra più brava, ma spesso chi ha più fame con un gruppo coeso. Ci sono tante sfaccettature che insieme permettono ad una squadra di prevalere. Ritengo che come squadra sia molto valida, se non sarà quest'anno allora bisognerà continuare a lavorare per l'anno prossimo per raggiungere l'obiettivo prefissato. Sono rimasto molto legato alla società e ai tifosi. Mi auguro con tutto il cuore che tutto vada per il verso giusto. La società ci tiene molto, sono persone che vogliono vincere e soprattutto competenti".
Anche la Turris ha avuto un calo nel girone di ritorno, passando dalla zona playoff alla zona playout. Cosa è successo?
"All'inizio c'era quell'umiltà e quell'incertezza di sapere se fossimo all'altezza di questa categoria. Spesso, devo ammetterlo, anche con un po' di fortuna abbiamo portato a casa partite che non meritavamo di vincere. Nel girone di ritorno allo stesso modo partite che meritavamo di vincere le abbiamo perse. Sono situazioni che nel calcio esistono. Io sono tanti anni che faccio la Lega Pro e ho imparato che il girone di ritorno è sempre un altro campionato, molto più difficile in quanto le squadre lottano per i propri obiettivi. Il nostro obiettivo era comunque la salvezza, che dobbiamo centrare il prima possibile".
Uno degli errori imputabili ai biancorossi è stato il mercato di gennaio, dove hanno salutato due giocatori che lei conosce bene: Simeri e Hamlili. Ritiene che la loro cessione possa aver pesato nello spogliatoio?
"Sono due persone fantastiche oltre che due bravi calciatori. Di Simeri, con cui ho più confidenza avendoci vissuto insieme, posso solo parlarne bene. É un ragazzo che ha una dedizione e concentrazione incredibile quando si affeziona ad un progetto come aveva fatto scendendo in D per il Bari. Sono convinto che avere un uomo come lui in squadra, lasciando stare le sue caratteristiche da calciatore, sia un'arma importantissima. Avere qualcuno come Simone che ha sempre lottato per i valori della maglia è tutta un'altra storia. Stesso discorso per Hamlili, un ragazzo fantastico che si allenava tutto il giorno. Al di fuori del campo una persona pulitissima, oltre che un calciatore bravissimo. Entrambi sarebbero stati di grande aiuto".
Che effetto le fa pensare a quel gruppo che vinse la D e vedere che non esiste più?
"Non è una novità nel calcio. Specialmente in Italia le squadre vengono rivoluzionate. Ormai da un anno all'altro cambiano allenatori e giocatori, non si dà il tempo di amalgamarsi e crescere insieme. Il nostro era un gruppo forte e coeso. Concordo assolutamente che se adeguatamente rinforzato se la poteva giocare anche in Serie C. Con molta umiltà dico che si sarebbe potuto rinforzare la squadra solo relativamente a noi Under, perché gli Over che c'erano erano tutti di grande livello. Penso a Mattera, un bravissimo difensore, a Simeri, Floriano, Neglia e gli altri. Giocatori importantissimi per la C".
Venendo alla sua esperienza a Bari c'è qualche rimpianto per essersene andato nel gennaio 2019 e non aver concluso il campionato con i galletti?
"Sono giovane e lo dico apertamente la regola degli Under mi penalizzava. Ad inizio campionato giocavo sempre, ero felice di stare in una piazza importante. Sono stato uno dei primi a sposare il progetto Bari, feci parte del ritiro romano. Per i biancorossi rescissi anche con il Napoli. Ricordo con tanto piacere il mio unico gol tra i professionisti con l'Igea. All'improvviso però si infortunò Aloisi e per la regola degli Under mi ritrovai in panchina. Era una situazione frustante sapere di non poter neanche entrare dalla panchina per via della mia età. Poi mi infortunai anche a dicembre. A gennaio arrivò l'offerta della Sambenedettese e parlando col direttore capii che era la scelta migliore da fare. Avevo bisogno di giocare, altrimenti rischiavo di restare senza squadra l'anno dopo. Questo con tutto il rispetto per una piazza come Bari".
C'è un aneddoto o un ricordo particolare che ti viene in mente pensando a Bari?
"Mi vengono in mente gli scherzi che facevamo nello spogliatoio a Gino Liguori, quando Simeri gli nascondeva i vestiti. Oppure quando tornavamo a casa dopo gli allenamenti e Liguori si metteva il pigiama alle cinque di pomeriggio (ride, ndr). Non dimenticherò mai le risate che ci siamo fatti quell'anno".
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