A pochi giorni dall'apertura della sessione invernale di calciomercato, il Bari si ritrova in un vicolo cieco. La sconfitta con il Catanzaro ha certificato una crisi che non può più essere ignorata, riportando d’attualità la necessità di interventi profondi. Per capire come si muoveranno Giuseppe Magalini e Valerio Di Cesare, è utile tornare con la mente a un anno fa: il gennaio 2025 fu il loro primo vero banco di prova "di riparazione" in biancorosso, un mercato che cercò di correggere le lacune di una stagione sempre con attese più alte ma sicuramente ben migliore di quella in corso.
Dodici mesi fa, la coppia mercato si mosse per dare una scossa a un organico che faticava a trovare la via della rete e qualità in mezzo al campo. Il colpo principale fu l'arrivo di Nicholas Bonfanti, prelevato per dare quel peso offensivo che oggi la piazza chiede a gran voce. In quella stessa finestra, Magalini e Di Cesare portarono a Bari la classe di Gastón Pereiro e l'esperienza di Giulio Maggiore, quest'ultimo arrivato per dare ordine e geometrie a un centrocampo troppo spesso in balia degli avversari. Furono questi gli innesti reali di gennaio, operazioni che puntavano a elevare il tasso tecnico di una squadra che, come quella attuale, soffriva di una cronica mancanza di cinismo. Col senno di poi possiamo dire che Pereiro è stato decisamente un flop date le occasioni non sfruttate e la permanenza in rosa del tutto ininfluente. Bonfanti fu un colpo che diede più vigore al reparto avanzato , mentre Maggiore aiutò il centrocampo guadagnandosi la fiducia per essere ripreso il mercato successivo.
Oggi, però, la situazione è se possibile ancora più delicata del gennaio 2025. Se un anno fa si cercava la qualità per sognare i playoff, il mercato del 2026 deve essere una missione di soccorso. I nomi di allora, pur importanti, non bastarono a evitare una seconda parte di stagione anonima. La lezione è chiara: non servono solo "piedi buoni", ma giocatori di rottura e leader difensivi pronti a lottare nel fango della bassa classifica. La squadra vista recentemente è lenta e priva di anima; Magalini e Di Cesare non possono limitarsi ai colpi "di talento" come furono quelli dello scorso anno, ma devono andare a cercare uomini di carattere.
Il mercato che sta per aprirsi non concederà appelli. Se nel 2025 si poteva ancora parlare di scommesse e rilanci, nel 2026 serve pragmatismo. La piazza si aspetta che la dirigenza faccia tesoro degli errori passati: servono innesti che, a differenza di quanto accaduto dodici mesi fa, abbiano un impatto immediato sulla grinta e sull'identità del gruppo. Il tempo delle attese è finito, ora la parola passa ai fatti.
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