Ci sono storie immortali, che rimarranno per sempre nella memoria di chi le ha vissute e tramandate di generazione in generazione. Nel mondo del calcio l’eredità culturale è fondamentale per dare risalto a imprese storiche e dal carattere romantico, come nella stagione 1998/1999.
Fin dalla sessione estiva di calciomercato il Bari porta fiducia alla piazza barese, già galvanizzata dalla salvezza ottenuta l’anno precedente con l’undicesimo posto in Serie A. Il direttore generale Carlo Regalia e il DS Enrico Alberti decidono di operare sul mercato acquistando talenti dall’estero da regalare ad Eugenio Fascetti. In riva all’Adriatico approdano gli svedesi del Malmö Daniel Andersson e Yksel Osmanovsky, insieme ai danesi Michael Madsen e Peter Knudsen. I giocatori scandinavi si aggiungono a una rosa già impreziosita da talenti come Franco Mancini, Gianluca Zambrotta, Phil Masinga e l’altro neoacquisto Gionatha Spinesi.
Tuttavia, a lasciare il capoluogo pugliese sono due colonne delle stagioni precedenti come Klas Ingesson e Nicola Ventola, insieme a Sergio Volpi.
Il campionato inizia nel migliore dei modi. I galletti inanellano una serie di nove risultati utili, seconda solo al filotto di dieci partite da imbattuti messo a segno otto anni prima. Fino a gennaio la stagione continua con risultati sorprendenti, come lo storico 2-3 in casa dell’Inter e il pareggio per 1-1 a Roma contro i giallorossi, portando i tifosi baresi a sognare in piena zona UEFA, presidiata al giro di boa.
A dare risalto alla squadra in zona gol sono i jolly offensivi Masinga e Zambrotta, attaccanti atipici per il calcio dell’epoca. I due interpretano in maniera impeccabile i dettami fascettiani, basati su un 4-4-2 privo di punti di riferimento, definito infatti con l'ironico paradosso del "casino organizzato”.
Nel girone di ritorno, però, i biancorossi iniziano a cedere, portando a casa risultati altalenanti, conditi da vicende sospette come il caso di Venezia-Bari, partita terminata con il 2-1 dei lagunari. La gara diventa infatti oggetto d’indagine per una frase sospetta del secondo marcatore dei veneziani Tuta, che a fine gara dichiara: “Maniero mi ha detto che non dovevo segnare perché era meglio che la partita finisse 1-1”. Successivamente, però, il caso viene archiviato dalla magistratura.
Tra aprile e maggio i galletti mettono a segno un’altra serie di undici punti in cinque partite, raggiungendo la salvezza matematica a inizio maggio. Tuttavia, a fine anno il Bari è costretto ad abbandonare il sogno Coppa UEFA – diventato improbabile nel girone di ritorno – a causa delle sconfitte nelle due partite finali, ma trovano comunque spazio per una qualificazione europea.
Nonostante il club biancorosso sia riuscito a qualificarsi alla Coppa Intertoto, storico trofeo internazionale, il presidente Vincenzo Matarrese decide di rinunciare alla partecipazione, reclamando anche l’assenza di alcuni giocatori titolari da impiegare in campo europeo.
Resta però la nostalgia per quella storica squadra e per giocatori che ancora oggi sono impressi nella memoria di tutti i baresi, specialmente i compianti Mancini e Masinga, leggende del calcio biancorosso.
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