"Non mi aspetto niente, ma sono già deluso". Questa massima resa celebre dal piccolo Dewey Wilkerson di 'Malcom' ben rende l'idea dell'approccio del tifo biancorosso all'imminente estate. Estate che porterà a nuovi cambiamenti, dopo una stagione conclusa mestamente. Ma saranno cambiamenti, almeno pare, che non consentiranno al Bari di fare quel passo in più verso obiettivi degni del blasone della piazza. Ad acuire questo senso di svuotamento, l'inizio dei playoff in data odierna, che i supporters baresi guarderanno dal divano.
Dal divano abbiamo quasi tutti assistito, mercoledì scorso, alla finale di Coppa Italia tra Milan e Bologna, emblema del Golia contro Davide: una realtà blasonata, seppur gestita in maniera distratta ma piena di top ed eccellenti giocatori, e un team che dopo 51 anni è tornata a giocarsi la possibilità di vincere un titolo. E così è stato, grazie al gol di Ndoye, ultimo degli artefici di questo trofeo. Nel bene o nel male, il pesce puzza dalla testa, e quindi la prima nota di merito va a Joey Saputo, imprenditore italo-americano che aveva prelevato da Tacopina nel 2014 una società disastrata e navigante in acque mediocri tra la Serie A e la Serie B. E sino a qualche anno fa, Bologna era rappresentativa della classica 'piazzata', stabile che non può né scendere né salire. Poi, l'accellerata degli ultimi anni, con la qualificazione in Champions dopo 60 anni e il bis europeo concesso quest'anno, al di là della classifica.
La scelta più oculata da parte del canadese è stato affidarsi ad un uomo che conosce la realtà felsinea come le sue tasche, come Marco Di Vaio (65 gol in 143 presenze), ma soprattutto ad un direttore illuminato come Giovanni Sartori, già gestore del miracolo Chievo e dell'ascesa atalantina al soglio internazionale. A dimostrazione della sua competenza, vi è la cifra complessiva spesa per acquisire l'undici visto all'Olimpico: 80,3 milioni (Orsolini il più "caro" pagato 15), con il valore attuale dell'intera rosa pari a 286 milioni (dati TransfertMarket). Un'opera di valorizzazione portata a compimento da Vincenzo Italiano, bistrattato per il suo talebanismo tattico e le finali perse con la Fiorentina, ma allenatore di grande prestigio e ogni anno autore di stagioni positive (promozioni con Trapani e Spezia, ritorno in Europa della Fiorentina).
Ora, spero che alla lettura di queste righe, Bari possa ritrovarsi con elementi che, anche nel calcio dei petrodollari, sono garanzia di successo e ritorno in auge: competenza dirigenziale, presidenziale e tecnica, ambizione, amore e rispetto per la piazza. Tutte cose di cui il capoluogo pugliese è attualmente manchevole, e che si spera tornino il prima possibile.
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