"Vincere è l'unica cosa che conta", avrebbe detto qualcuno nel mondo del calcio. "Se la vittoria non è tutto, perché tengono il conteggio dei punti?​", ha coerentemente ribadito con un post su Instagram Raffaele Pucino, a difendere il lavoro che il Bari di Michele Mignani sta facendo ed a schermare le critiche che pian piano iniziano a colpire una capolista che si trova in una situazione forse insolita, ma che rispecchia le ambizioni e le aspettative della piazza. Questo perché la vittoria contro la Vibonese ha placato i mal di pancia di parte della tifoseria, ma lasciando qualche mugugno, dovuto principalmente al modo in cui il successo è arrivato.

Viene naturale pensare come gli isterismi (senza dubbio alimentati anche dalle scottanti esperienze dell'ultimo biennio)​​​​​​, siano pressoché eccessivi: Mignani per ora è promosso a pieni voti, e probabilmente a inizio stagione l'intera piazza avrebbe firmato per un avvio di campionato del genere. D'altro canto è vero che lo stesso tecnico è chiamato ad affrontare quello che si presenta come il mese più difficile in questo suo primo periodo barese: prima infatti arriveranno una serie di gare sulla carta più semplici da non sbagliare, non solo nel risultato ma soprattutto nell'approccio, poi due scontri diretti cruciali contro Avellino e Palermo, intervallati dal derby con il Taranto.

E se persino la Treccani ha voluto abbracciare la teoria del corto muso inserendo la locuzione di allegriana memoria all'interno della sua Enciclopedia, è pur vero che questa squadra ha dimostrato di poter essere un rullo compressore solo quando viaggia al massimo dei suoi giri, mentre si riscopre più fragile quando il motore non riesce a carburare a pieno. Ritrovare il Bari di inizio stagione, dunque, può divenire cruciale per Mignani: magari si vincerà lo stesso anche senza, ma il passato recente ha mostrato come in tal caso il cammino verso i tre punti è cosparso di numerose difficoltà che possono rendere più facili pesanti cadute. 

Un compito certamente non semplice, che implica anche un lavoro psicologico per scrollare dalla testa dei biancorossi quei pensieri citati dallo stesso tecnico dopo l'ultima gara. E che impone un'attenta gestione di un gruppo in cui tutti si sentono coinvolti, ma dove l'assenza di titolarità fissa può esporre ad alcuni rischi. Forse è presto per parlare di un caso D'Errico, opportunamente schivato dall'allenatore che ha parlato di tre esclusioni di fila dovute alla migliore condizione di altri. Senza dubbio, però, c'è una verità evidente: per tornare alla brillantezza di cui sopra, il centrocampista va recuperato a pieno regime. È una delle carte sul tavolo per tornare a volare. 

Sezione: Copertina / Data: Gio 18 novembre 2021 alle 09:00
Autore: Raffaele Digirolamo
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