Gianluca Paparesta è un ex dirigente del Bari Calcio. Dopo appena cinque mesi di onorato lavoro, e dopo una serie quasi infinita di trattative condotte in prima persona per la cessione del club, il manager barese ha detto basta, e lo ha fatto stamane durante una conferenza stampa chiara, diretta e piena zeppa di interessanti (e scomode per qualcuno) verità.

IL MOTIVO DELL'ADDIO - Paparesta abbandona la nave, ma non come fece il noto e discutibile Schettino. Lo fa a malincuore, perchè il suo lavoro si è bruscamente arenato, interrotto. Le trattative per la cessione della società (offerta a destra e a manca dall'ex arbitro) hanno patito il clima di sfiducia e di incertezza che aleggia, da tempo, in capo al sodalizio di strada Torrebella, sotterrato dai debiti ed accerchiato da tanti, troppi creditori. Ecco perchè Paparesta, con molta onestà e nel rispetto di tutti (tifosi in testa), ha deciso di rimettere nelle mani di Antonio Matarrese il suo mandato.

Ma c'è di più. Uno dei motivi scatenanti è stato - come dichiarato dallo stesso Paparesta - il mancato proseguimento dell'obiettivo playoff, traguardo ritenuto possibile ma soprattutto necessario per la buona riuscita dell'affare legato alla cessione del club. Appena dopo Natale, infatti, di comune accordo con la proprietà, il Bari aveva fissato il suo traguardo. Antonio Matarrese, in vista alla squadra, aveva letteralmente invitato tutti a lavorare e ad impegnarsi per il raggiungimento di un obiettivo che, nel mese di gennaio, avrebbe trovato maggiore coerenza e sostanza grazie ad operazioni mirate in sede di calciomercato. Tutti, dunque, a remare verso la stessa direzione. All'orizzonte, la possibilità di agguantare un posto buono per giocarsi il ritorno in serie A. Tutto, però, svanisce e si dematerializza molto presto. La squadra, impegnata tra Natale e Capodanno in casa contro lo Spezia, perde malamente, spingendo l'intero paddock (ad eccezione di Paparesta) a lasciar perdere l'obiettivo playoff.

A CHE GIOCO STIAMO GIOCANDO? La domanda, francamente, nasce davvero spontanea: come ha potuto la proprietà non perseguire l'obiettivo dei playoff dopo una semplice sconfitta, arrivata per giunta prima della sosta invernale? Perchè l'attuale proprietà, forte di una promessa fatta allo stesso Paparesta e conscia del fatto che, l'eventuale cessione, sarebbe stata notevolmente agevolata da questa prospettiva, non ha continuato a lavorare in tal senso? Chi, e perchè, ha deciso di interrompere sul nascere questa intesa? Domande che, come al solito, non avranno mai una risposta. Risposte che, in verità, non ha avuto nemmeno il povero Paparesta, stanco delle divergenze con il resto della dirigenza e certamente stufo di veder vanificato il suo lavoro per altrui incapacità. 

MERCE RARA - Siamo arrivati ai titoli di coda. Aggiungere altro sarebbe inutile. Approfittiamo di questo spazio per ringraziare Paparesta, non per il lavoro svolto (non ci compete) ma per la signorilità con cui si è da subito approcciato alla causa e per l'onestà con cui ha voluto rimettere il suo mandato. A lui non piace, evidentemente, prendere in giro nessuno, tantomento i tifosi del Bari, che oggi si ritrovano orfani di un dirigente che, nell'ombra, ha cercato di risollevare le sorti di un club alla deriva, malgestito e, purtroppo, dal futuro sempre più incerto. 

A Paparesta, il più sentito in bocca al lupo. Per tutto. 

Sezione: Copertina / Data: Mer 19 febbraio 2014 alle 18:00
Autore: Andrea Dipalo
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