L'ultima promozione in A del Bari compie, in questa stagione, sedici anni. Un'eternità per la piazza barese che aspetta, da quel momento, un nuovo sussulto in serie cadetta. Per celebrare quell'incredibile annata, la stagione 2008-09, abbiamo intercettato i protagonisti di quel campionato. Il decimo intervistato è Saverio De Bellis, ex capo ufficio stampa del Bari, dal 1990 al 2012.
Sulla sua avventura all'interno del Bari: "Sono stato capo addetto stampa del Bari per 21 anni e ne ho viste di cotte e di crude. In quell'annata ci trovavamo, a metà campionato, nella parte medio-alta; la svolta si ebbe a partire dalla vittoria interna col Piacenza. Da quel momento inanellammo 16 risultati utili consecutivi, da gennaio a maggio. Quei quattro mesi sono tutt'ora indimenticabili e li porto nel cuore".
Il momento più bello dell'annata: "Se devo scegliere un solo ricordo prendo il ritorno da Piacenza e la festa promozione. C'era una marea di tifosi ad aspettarci all'aeroporto e la gioia andò avanti per giorni, complice anche la festa patronale. Un altro momento topico fu il mercato di gennaio: arrivarono gli innesti giusti e la squadra divenne quasi invincibile. Kutuzov sembrava fatto apposta per giocare con Barreto e si trovavano a meraviglia. Raramente ho visto due giocatori così affiatati".
Su Conte: "L'allenatore era estremamente motivato e serio. La promozione del Bari ha radici più antiche e nacque un anno e mezzo prima, sul finire del 2007, proprio quando arrivò il tecnico salentino. L'impegno e la competenza che ci ha messo, sin dal primo giorno, hanno ripagato Bari di una gioia immensa. I rapporti di Conte con la stampa non furono troppo complicati, complice anche l'annata positiva. Ho visto molti allenatori, invece, scontrarsi con la stampa locale. Un esempio è Fascetti, sebbene abbia avuto grandi risultati in Puglia e sia rimasto parecchi anni".
Sul rapporto con i calciatori: "Solitamente con i giocatori non si hanno rapporti personali. Quell'annata, però, il gruppo era composto da ragazzi educati, in particolare Rivas, Barreto e Parisi. Mai una parola fuori posto e mai un comportamento eccessivo, soprattutto extra campo".
Doveroso, poi, un riferimento al suo lavoro di addetto stampa: "Sono rimasto diversi anni a Bari ma ho lavorato anche a Palermo. Sono piazze dove c'è una pressione diversa e che non possono stare in B, soprattutto per l'enorme seguito e bacino di utenza che hanno. Io sono andato via in un momento di transizione per la stampa mondiale e parecchio difficile per un addetto stampa. Cominciavano a prendere piede i siti web e i social, che si aggiunsero alla solita attività dei quotidiani cartacei. I compito dell'addetto stampa sono diversi: accompagnare i calciatori e l'allenatore durante le interviste, vigilare quotidianamente sull'attività social e sulle notizie diffuse dai giornali e dai siti riguardanti il mondo Bari, oltre ad emettere i comunicati ufficiali. A Bari c'è una pressione costante e quotidiana e dunque il lavoro da fare è sempre tanto, ma appagante".
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