Per il brasiliano Gérson, il Bari è un pezzo di cuore. L’ex centrocampista biancorosso, che con i galletti ha collezionato più di cento presenze in quattro annate sportive, tra il 1989 ed il 1996, ricorda in esclusiva ai nostri microfoni le fasi della trattativa che lo portò in riva all’Adriatico: “Giocavo nel massimo campionato del mio Paese, con il Palmeiras. Josè Altafini ed il direttore sportivo dei pugliesi Franco Janich vennero insieme in Brasile, ed il club presentò un’offerta per il mio cartellino. Io, la serie A italiana, fino ad allora, l’avevo guardata solo in televisione. Su Bari non avevo molte informazioni, ma mi bastò arrivare in Puglia per capire di aver fatto la scelta giusta. Il mare, il sole, il cibo. Ci sono molte somiglianze con la mia patria. Arrivai insieme a Joao Paulo e Lorenzo, e, con Salvemini in panchina, fummo protagonisti di un’annata straordinaria, con la salvezza e la vittoria della Mitropa Cup. Una gioia immensa per noi e per il pubblico barese.”
Il secondo anno, con lo spostamento delle gare interne dal “Della Vittoria al “S. Nicola”, si concluse con una permanenza in massima serie più faticosa: “Il vecchio stadio, con la gente più vicina al campo, dava emozioni fortissime, ed ha un posto speciale nei miei ricordi. Comunque, anche l’impianto di Renzo Piano ha il suo fascino. Ci salvammo con una vittoria casalinga con il Milan, grazie ad una doppietta di Joao, dopo un campionato sofferto. Nelle settimane precedenti a quel match, ricordo che venimmo in ritiro a Roma, dopo la sconfitta con il Pisa. Ci raggiunsero esponenti dei gruppi del tifo organizzato biancorosso, che ci spronarono a far bene, garantendoci il loro pieno appoggio. Fu molto bello condividere quei momenti straordinari con tutti gli appassionati, vidi scene di grande felicità.”
Poi, la dolorosa separazione dai colori biancorossi: “Mi aspettavo di essere confermato, invece la società fece altre scelte, e dovetti accettare l’offerta del Fenerbahçe, in Turchia. Fu comunque una bella esperienza, perché disputai le coppe europee, ma la mia famiglia rimase nel capoluogo pugliese, ed io, spesso e volentieri, li raggiungevo. Andai anche a vedere qualche partita dei galletti, in quel periodo, e la gente, allo stadio, mi dimostrava continuamente di volermi ancora bene. Purtroppo, i pugliesi retrocessero quell’anno, ed io, per tornare in Italia, scelsi di acconsentire alla proposta del Lecce.”
Nel 1994, però, il club dei Matarrese, trascinato da Tovalieri e Protti, tornò sul palcoscenico più importante del calcio italiano, e Gerson potè riabbracciare il primo amore: “Fu un grande piacere tornare a vestire quella maglia. E, quell’anno, in A, ci togliemmo parecchie soddisfazioni. Poi, il mio ciclo a Bari ebbe termine con la sciagurata retrocessione dell’anno successivo, nonostante il titolo di capocannoniere vinto da Igor.Torno comunque spesso, e rivedo in quelle occasioni molti dei miei ex compagni. Tutta la mia famiglia ha un legame con la città che non si scioglierà mai.”
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