Il Bari rappresenta, da sempre, un patrimonio per la città e la provincia, ed in poche piazze italiane il senso di appartenenza ai propri colori è sviluppato come quello per il bianco ed il rosso nel capoluogo pugliese. Insieme a San Nicola ed alla lunga serie di prodotti tipici, il galletto rappresenta senza dubbio uno dei simboli intorno al quali la città si stringe e dai quali si sente rappresentata.
Riavvolgendo i nastri degli ultimi centoundici anni di storia, sono state diverse le stagioni in cui le varie squadre hanno rinsaldato questo legame e risvegliato il priscio, da sempre termometro dell'entusiasmo della piazza nei confronti dei calciatori in campo. C'è stato un collettivo, però, a cui la città si è legata particolarmente e dal quale si è sentita particolarmente rappresenta: perché il Bari dei baresi, infondo, rappresentava al massimo quell'unione fra tifoseria e squadra, di quel senso di appartenenza che tanto si respira fra le vie del capoluogo pugliese.
La storia di questa squadra nasce nell'estate dell'ormai lontano 1981, quando l'allora presidente biancorosso Antonio Matarrese decise di operare un piano di spending review per limitare i costi di una rosa che negli anni precedenti, nonostante ingenti investimenti, non era mai andata oltre l'ottavo posto in classifica. Per guidare la squadra venne confermato il tecnico Enrico Catuzzi e fu promosso in blocco un gruppo di giocatori della primavera, che divennero parte integrante della prima squadra: Terracenere, Armenise, Bitetto, Caricola, Cuccovillo, De Trizio, Frappampina, Loseto e De Rosa, sono nomi rimasti impressi nell'immaginario collettivo come parte di una delle rose biancorosse più forti di sempre.
I riflettori nazionali si accesero sul capoluogo pugliese, perché il calcio di Catuzzi si presentò da subito come divertente, propositivo ed innovativo: in un articolo pubblicato su Repubblica in occasione della sua morte, avvenuta del 2006, il tecnico è stato definito uno dei precursori del calcio di Arrigo Sacchi. Nonostante la giovane età dei suoi calciatori, il Bari iniziò a maturare risultati importanti e fece sognare in grande il suo pubblico, battendo due volte il Foggia ed una volta il Lecce, trascinando i suoi tifosi in lunghe ed epiche trasferte (memorabili quelle di Varese e Rimini, in cui i supporters biancorossi superarono, per presenze i padroni di casa) e sfiorando la promozione.
Il sogno chiamato Serie A svanì nel finale di stagione, a causa di alcuni crolli inaspettati ed errori arbitrali abbastanza grossolani, ma il ricordo di quella squadra è rimasto impresso nei cuori di chi ha vissuto quell'annata: il Bari dei baresi, simbolo di fede, legame con i colori biancorossi ed appartenenza alla città.
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