Il Bari ha conquistato due soli punti in classifica e di fronte, in quella prima domenica d’ottobre del 95, ha il Milan di Fabio Capello

Ma anche di Roberto Baggio, Divin Codino, battezzato dall’Avvocato Agnelli come Raffaello, che ha lasciato Torino dopo essere stato rimpiazzato da un giovane Pinturicchio, e di George Weah, straordinario attaccante liberiano proveniente da Parigi

Materazzi è alla ricerca della prima vittoria e schiera Kennet Andersson e Igor Protti in attacco. Sulla carta non dovrebbe esserci partita, ma guai a sottovalutare la cabala e la magìa del numero 7. Come quello della maglia di Carmine Gautieri

Sette come i vizi e le virtù, che per Carmine Gautieri si identificano in reti mai banali e  in dribbling pronti ad esaltare il pubblico amico. Proprio una sua virtù, quella velocità che lo ha sempre portato a sgroppare sulla fascia, nasce uno dei suoi vizi, quello del gol. 

Una rete che esorcizza il diavolo futuro campione d’Italia, e consente al Bari di vincere per 1-0 e conquistare tre punti fondamentali. Filippo Galli fa quel che può, ma la sua velocità  non può essere paragonata a quella di Gautieri. Il numero 7 biancorosso si libera del marcatore, e da posizione defilata trafigge Sebastiano Rossi, una leggenda dalle parti di Milanello

Baggio e Weah non possono fare altro che riporre conigli nel cilindro, perché la magìa l’ha fatta Carmine Gautieri. Meriti suoi e, perché no, di una maglia magica, con quel numero 7 ricamato sulla schiena. Della completezza, che porterà Gautieri a diventare idolo anche nella Capitale. Ma questa è un’altra storia.

Sezione: Amarcord / Data: Mer 15 luglio 2020 alle 11:00
Autore: Raffaele Garinella
vedi letture
Print