Sono anni che il Bari non galleggia più tra gli altopiani del calcio italiano, quando nel capoluogo pugliese si respirava l’aria della Serie A. In passato, infatti, il veliero biancorosso era solito navigare in acque migliori, disputando campionati di tutto rispetto che facevano innamorare i tifosi baresi con immagini emblematiche, come nella stagione 1994/95.
Già prima dell’inizio del campionato l’entusiasmo della piazza è alle stelle. Dopo due anni di assenza, i galletti sono riusciti a tornare in Serie A grazie al condottiero Giuseppe Materazzi, che decide di adeguarsi alla nuova regola dei tre punti per vittoria, convertendo la sua dottrina tattica verso un gioco più offensivo.
Acquisisce quindi ancora più valore il pacchetto d’attacco composto da Igor Protti, Sandro Tovalieri, Carmine Gautieri, supportati dal sedicenne Nicola Ventola, prodotto delle giovanili in rampa di lancio. Il DG Carlo Regalia decide inoltre di regalare al tecnico due nuovi acquisti di stampo sudamericano: il brasiliano Gérson - di ritorno dopo tre anni -, e Miguel Guerrero, scelto come sostituto di Joao Paulo.
L’inizio, però, non è dei migliori. Il Bari viene eliminato al secondo turno di Coppa Italia dal Piacenza, e anche in campionato perde nelle prime due giornate contro Lazio e Juventus, con Guerrero che fallisce il rigore a Torino. Tuttavia, il Niche (“nero”, così chiamato per via della sua carnagione), avrà modo di rifarsi alla grande un mese dopo, diventando l’idolo della piazza barese.
I galletti raccolgono dieci punti nelle successive quattro partite, tra cui l’incredibile sfida a Milano contro l’Inter. Il Bari parte bene a San Siro: Guerrero infila il primo gol dopo settanta secondi dall’inizio della gara, avventandosi su un pallone spazzato male da Bergomi. A sigillare il raddoppio sulla partita che finirà 2-1 ci pensa il Cobra Tovalieri, mettendo in rete un colpo di testa dopo la collaudata galoppata sulla destra di Gautieri.
Ciò che rende quel momento magico, però, è il festeggiamento della squadra. I galletti si fiondano sotto la curva dell’Inter per celebrare la rete con il trenino, che viene applaudito anche dai tifosi nerazzurri. L’esultanza fa il giro d’Italia, diventando iconica soprattutto per il Bari, che la riproporrà nel corso del campionato e negli anni a seguire, sempre sotto il segno di Guerrero, autore di quella celebrazione di marca colombiana.
Il campionato prosegue con buone prestazioni, ma ormai quella squadra è amata dal suo pubblico più per la vena passionale e il suo carattere emblematico che per i risultati stessi. A una giornata dalla fine il Bari ottiene la salvezza matematica in casa del Milan grazie al gol vittoria di Tovalieri, che realizza la sua diciassettesima rete in campionato e chiude la stagione più prolifica della sua carriera portando la squadra al dodicesimo posto.
La maglia a rombi targata Wuber, il trenino, le galoppate di Gautieri e tante altre istantanee hanno contribuito a rendere la stagione 1994/95 come una delle più iconiche della storia biancorossa, ancora oggi ricordata con sentimento dai tifosi baresi.
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