Il Bari vede, finalmente, una luce in fondo ad un tunnel durato 12 anni. Questo è il lasso di tempo trascorso tra l’ultima partecipazione dei galletti alla serie A, con la retrocessione tra i cadetti macchiata dallo scandalo calcio-scommesse nel 2011, e la partita di domani col Cagliari al S. Nicola, che in caso di risultato positivo per i biancorossi decreterebbe il ritorno dei galletti nel massimo campionato.
Tanto tempo è trascorso, dagli sciagurati momenti dell’autogol di Masiello contro il Lecce del 15 maggio di quell’anno, fino ai giorni nostri. E di traversie, il Bari ed i suoi appassionati tifosi, ne hanno vissute a bizzeffe. Retrocessi in cadetteria da ultimi della classe, con l’infamia delle scommesse, e penalizzazioni da scontare nei campionati seguenti, per motivi dapprima legati allo scandalo, poi anche contabili.
È in questo clima che si è vissuto il triennio 2011-2014, con i pugliesi che sono sempre partiti con qualche punto in meno in graduatoria rispetto alle avversarie, salvandosi per un paio d’anni con Torrente in panchina grazie soprattutto ai gol di un certo Francesco Caputo, poi squalificato anche lui per un anno. Nell’estate 2013, la fugace parentesi Gautieri, prima dell’arrivo in panchina del duo Alberti-Zavettieri. Inizio difficile, con il club in cattive acque sul piano finanziario, ulteriori penalizzazioni ed il fallimento contabile che pose fine all’era Matarrese.
Ma sul campo quella squadra, da marzo 2014 in poi, fece sognare, sfiorando la A in quella che è universalmente ricordata come la meravigliosa stagione fallimentare. Brusco risveglio, per i baresi, quell’eliminazione nella semifinale playoff ad opera del Latina, con episodi arbitrali a dir poco controversi.
L’ascesa di Paparesta alla presidenza, a maggio 2014, non venne accompagnata nei campionati seguenti da risultati sportivi all’altezza delle ambizioni, con tre allenatori in due anni (Mangia, Nicola ed infine Camplone) un decimo posto prima ed un quinto poi, con la cocente delusione dell’eliminazione nel turno preliminare degli spareggi, ai supplementari, al S. Nicola, contro il Novara, con quell’incredibile 3-4 del 2016.
L’ex arbitro, quella medesima estate, passò la mano all’ineffabile Giancaspro, che in un altro paio d’anni condusse di nuovo il club al fallimento, dopo il dodicesimo deludente posto in classifica dell’annata 2016-’17, caratterizzata dall’alternanza in panchina tra Stellone e Colantuono, e la discreta stagione successiva, con Grosso in panchina che condusse la barca fino ai playoff, vedendo poi mortificato ogni sforzo per l’ennesima penalizzazione, dovuta a mancati pagamenti da parte della società, e quel pari a Cittadella che decretò la fine del sogno serie A, prima dell’incubo, col precipizio della sparizione del club dalle mappe del calcio nostrano.
A risollevare un popolo demoralizzato arrivarono i De Laurentiis, nell’estate 2018, quella della ripartenza dalla D, con mister Cornacchini e l'oggi capitano Di Cesare. Dura da accettare, con trasferte in luoghi come Troina o Rotonda, ma il popolo biancorosso rispose presente, venendo fuori anche dall’immeritata umiliazione chiamata quarta serie.
In C, furono anni difficili, nonostante l’arrivo di un campione come Antenucci, con il Covid a complicare tutto, e la truppa di Vivarini fermata in finale playoff dalla Reggiana. La stagione successiva, l’avvicendamento tra Auteri e Carrera (e viceversa) non portò ad altro che all’eliminazione agli spareggi, per mano della Feralpisalò.
Quindi l’arrivo, nell’estate 2021, della premiata accoppiata Polito-Mignani, l’uno diesse, l’altro allenatore, in grado di costruire in un biennio questo sogno, artigliando la B e portando ora questi colori ad un passo dalla A. Il Cagliari, avversario di domani, è tra i cadetti per non aver segnato un gol in quel di Venezia, con i lagunari già retrocessi, all'ultima giornata del campionato scorso, in massima serie.
Il Bari, invece, si ritrova adesso ad un centimetro dalla A, dopo aver passato tutto quel che è sopra descritto. I 60 mila che domani gremiranno il S. Nicola lo sanno, e ne ricordano ogni singolo passaggio, annesse delusioni ed umiliazioni. È l’ora di tornare, per restare, dove questo popolo merita di stare. Non è il tempo di pensare al futuro, alla multiproprietà, o di polemizzare su arbitraggi, Var o altre chiacchiere inutili (il mezzo tecnologico serve proprio ad evitare che ci siano discussioni). Veniamo, tutti, da quest’inferno. È il momento di terminare la scalata verso il paradiso chiamato serie A.
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